editoriale

Tutti i nostri sbagli

Sabine Bertagna

C’è una cosa che forse fatichiamo a fare nostra. Non è più tempo di essere choosy. In un momento come questo non ce lo possiamo davvero permettere. Abbiamo disintegrato molte delle alternative che avevamo a disposizione. Più grave di...

C'è una cosa che forse fatichiamo a fare nostra. Non è più tempo di essere choosy. In un momento come questo non ce lo possiamo davvero permettere. Abbiamo disintegrato molte delle alternative che avevamo a disposizione. Più grave di quello c'è solo il tentativo di trovare giustificazioni plausibili. Abbiamo mille risposte preconfezionate sulle motivazioni che ci hanno spinto ad operare determinate scelte. Rocchi? Ci serviva uno di esperienza senza troppe manie di protagonismo e che facesse il suo dovere all'occorrenza. Tanto non giocherà molto, si diceva. Livaja? Meglio che vada altrove, deve giocare. Benassi? E' giovane, va tutelato. Abbiamo una risposta per tutto. A tratti anche convincente. Ma ci stiamo ponendo le domande giuste? Rispondiamo senza affrontare la realtà. Fingiamo di non vedere. E questa è la cosa più preoccupante in assoluto. Si può perdere, si può sopravvivere in stagioni di transizione, si può (e aggiungo si deve) stringere i denti. Milito è stato indisponibile fino a giovedì scorso e Rocchi non si è mai visto in campo (a parte una breve e non memorabile apparizione). Giovedì Diego è uscito per un infortunio maledetto, ma Rocchi non è in Lista Uefa e non ha giocato nemmeno contro la Fiorentina. Continuare ad evocare ai microfoni la sua esperienza, che un giorno imprecisato ci tornerà utile, è controproducente se non lo si fa giocare. E se non lo si fa giocare è perché probabilmente non può dare l'apporto richiesto.

Si commettono errori di continuo, nel calcio e nella vita. Capita. L'importante è riconoscerli come tali. Se si voleva, come si evince dalle dichiarazioni in proposito, onorare le tre competizioni nelle quali siamo ancora in corsa, sarebbe stato necessario pensare a chi le avrebbe giocate. Pareva abbastanza elementare non poter pretendere da un grandissimo Milito, che giocasse in maniera instancabile e lucida partita dopo partita (cosa che peraltro ha fatto per un bel po'). No, l'infortunio che lo ha fermato giovedì è di una sfortuna devastante: impossibile da prevedere. Ma un affaticamento qualsiasi, un'influenza, il bisogno di tirare il fiato quelli erano abbastanza pianificabili. Ecco perchè Livaja. Ecco perché Stramaccioni lo aveva fatto giocare in Europa League. Ecco perché a molti sarà sembrata di difficile comprensione la sua cessione sul finire di gennaio. Quali alternative all'eterno Milito? Poche e raffazzonate. Palacio soffre moltissimo nel dover declinare le sue caratteristiche in quelle di una prima punta. C'è Cassano che, nonostante i limiti prettamente fisici di corsa, ha un tale talento tra i piedi che riesce in qualche modo ad essere sempre fonte di ispirazione. Guarin pare per natura un giocatore portato a rendersi pericoloso in avanti, ma se la sua anarchia gli permette a volte di coronare strepitose azioni individuali, talvolta la stessa finisce per penalizzare gli equilibri di squadra. In panchina? Alvarez, Schelotto, Rocchi. Idee da adattare. Nessuna prima punta. 

Abbiamo mandato a memoria le risposte alle nostre domande, ma ora ci siamo accorti che non funzionano più. Lo dice il campo, in maniera dura. Non è mai troppo tardi per rivedere un'idea e correre ai ripari. Cioè, nessuno qui all'Inter è abituato a ritirarsi o a smettere di combattere. La ricostruzione è giunta probabilmente ad una fase cruciale. La fase delle scelte coraggiose. Non sostituire per primo Kovacic è una scelta coraggiosa. Riproporre Benassi è una scelta coraggiosa. Non c'è purtroppo nessuno in questo momento che può essere protetto più di altri. Con una sola eccezione. Si chiama Inter e in momenti come questi viene prima di tutto. Anche dei nostri sbagli.

Twitter @SBertagna