editoriale

Ubriachi di sogni

A cosa si è ridotto il calcio meneghino? La fame di vittorie, la voglia di tornare a competere con un ruolo da protagoniste e infine l’astinenza da trofei ha creato delle dinamiche nuove nel calcio delle milanesi. In questi giorni i...

Sabine Bertagna

A cosa si è ridotto il calcio meneghino? La fame di vittorie, la voglia di tornare a competere con un ruolo da protagoniste e infine l'astinenza da trofei ha creato delle dinamiche nuove nel calcio delle milanesi. In questi giorni i tifosi rossoneri si ubriacano di nomi altisonanti (Jackson Martinez, Ibrahimovic, Kondogbia che poi magari prenderanno anche), nella speranza che i soldi sventagliati sui giornali siano veri. Che la Doyen Sports possa non essere un modello di etica ai tifosi non interessa (giustamente). Anche se dalle parti di Milan Channel ci si affretta a sottolineare, nonostante un inequivocabile comunicato della stessa Doyen, che tra le due parti non ci sarebbe nessun tipo di legame. 

L'idea di poter tornare ad essere competitivi è una bevanda che ottenebra la lucidità di pensiero. Da troppo tempo a Milano le due squadre perennemente in concorrenza, tra sfottò e proclami, si devono accontentare delle briciole. La Juventus sempre più lontana (grazie ad una progettualità ormai consolidata), le romane non mancano l'appuntamento europeo e riescono a fare comunque un mercato dignitoso (anche se da qui a diventare potenziali anti-Juve ce ne passa). La necessità di tornare a lottare per obiettivi importanti non è più una semplice speranza, ma un'urgenza. 

L'Inter, intanto, è spaccata da una discussione interna che vede come protagonista Mateo Kovacic. Si salverà? Verrà ceduto? I tifosi lanciano una campagna anti-cessione dal titolo #SaveKovacic. Una campagna che vorrebbe mettere fine agli errori del passato, bloccando il flusso inarrestabile di rimpianti. Certo è che in questa Inter alla ricerca di una svolta tutto assume sfumature diverse. Anche esplodere in un'Inter così non è una cosa semplice. E il tempo è sempre meno.

La pressione invece cresce. Quella pressione della quale ha parlato Shaqiri in un'intervista di pochi giorni fa. L'accoglienza all'aeroporto gli aveva fatto capire immediatamente che cosa ci si aspettasse da lui. Tanto. Shaq e Podolski sono stati travolti in aeroporto da una folla eccitata di interisti. Come capita agli eroi. E basta una piccola battuta d'arresto, una partita non convincente o il fisiologico periodo necessario ad ambientarsi per rimettere in discussione tutto e di più. Ecco a cosa si è ridotto il calcio meneghino. Ad un'euforia spropositata, spesso poi ridimensionata. Le due milanesi vivono di speranze, di sogni e di desideri. In attesa di riprodurre tutto questo sul campo. Da troppo tempo. Da troppo tempo, ormai, ci si ubriaca sui social sperando di non venire smentiti in 90 crudeli minuti. 

Twitter @SBertagna