editoriale

Un buon non compleanno

Sabine Bertagna

Eppure quando pensavo a che cosa significasse per me essere interista di colpo rivedevo lui. Un bambino scosso dai singhiozzi seduto su una panchina di un campo che si stava svuotando. Quanto strazio in quell’immagine che ci fotografava come...

Eppure quando pensavo a che cosa significasse per me essere interista di colpo rivedevo lui. Un bambino scosso dai singhiozzi seduto su una panchina di un campo che si stava svuotando. Quanto strazio in quell'immagine che ci fotografava come nessun'altra, nudi davanti alla spietatezza della vita. Avevamo perso tutto. Chi non ci è passato non può capire. Non può neanche lontanamente immaginare che cosa significò quel giorno allontanarsi da quello schermo o da quello stadio, rifuggire quel fim assurdo che avevamo agognato, ma non con quel finale, trovare le forze per raggiungere il silenzio. E in mezzo i caroselli, gli sfottò, le lacrime inarrestabili. Come abbiamo fatto a continuare a vivere? A non smettere di respirare? Ad andare al lavoro il giorno dopo? Ancora non me lo spiego. Esserci riusciti ci ha portato a poche, ma preziose consapevolezze. Difficilmente esultiamo prima della fine di una partita. Ho sentito tifosi negli anni passati esprimere timore per la vittoria dello scudetto con una decina di punti di vantaggio. Il dolore ci ha tramortito, ma non ci ha ucciso. Ci ha semplicemente resi più forti. Bastava trovarla quella rabbia repressa, nascosta da spessi strati di paura. Quella paura che in Europa ci bloccava le gambe, ci impediva di essere lucidi, ci allontanava dalle nostre ambizioni. Un anno fa, ancora quella maledetta data, ancora una partita fondamentale. Lui ci guardava divertito e diceva: che cosa sarà mai successo il 5 maggio? Lui bramava la sfida e non vedeva l'ora di giocarsela con la scaramanzia. E' per questo che non trascurò nessun dettaglio. Lui non vedeva l'ora di dimostrare che il 5 maggio non era la fine ma l'inizio. E lo fu davvero. Ah, come bruciammo le tappe dopo quella data. Freneticamente lucidi, avidi, implacabili. Scrivevamo pagine di storia senza avere il tempo di rileggerle. Ma tanto erano perfette. Un giorno questo dolore ti sarà utile, scriveva Peter Cameron. Il nostro giorno è arrivato l'anno scorso. Puntuale e indimenticabile ci ha (finalmente) devastato di felicità. Buon non compleanno a tutti!