editoriale

Vi assicuro che è cosi: In alto i nostri cuori

E’ finita.la coppa italia? no, la nostra stagione termina qui. la nostra storia fatta di colori, bandiere ma, soprattutto di massimo moratti, continua. nel momento apparentemente piu’ difficile da metabolizzare c’e’ una...

Alessandro De Felice

E' finita.la coppa italia? no, la nostra stagione termina qui. la nostra storia fatta di colori, bandiere ma, soprattutto di massimo moratti, continua. nel momento apparentemente piu' difficile da metabolizzare c'e' una certezza che irrora di sangue nuovo, fresco e vitale a corroborare i nostri pensieri: si ricomincia da noi, noi che ci siamo sempre rialzati senza l'aiuto di nessuno con la forza che risiede nella fede e nella ragione, nella volonta' e nei principi etici che hanno nel volto del nostro presidente una sintesi esemplare, indisponibile al piagnisteo e alla retorica. mi sia concessa una digressione. anni fa, nel corso di un'intervista, edda mussolini ricordo' il padre citando,tra gli altri un episodio, che vi sottopongo. in una milano del secolo scorso-poteva essere il 1914 o giu' di li'- il cavallo della carrozza che trasportava edda e il futuro duce si imbizzarri'. la bambina atterrita e con la voce rotta dal pianto chiese al padre di proseguire a piedi il tragitto previsto. il padre per tutta risposta la convinse a riprendere il proprio posto dicendole: "non devi avere paura di niente. solo cosi' potrai realizzarti nella vita. e ricordati non devi piangere mai" come fini'? fecero il giro di milano trainati dallo stesso cavallo e da un insegnamento che edda non dimentico' mai. si, ma cosa c'entra, mi direte. beh, ieri sera quando ho visto i nostri simboli fare capolino sugli spalti di quello stadio tedesco quel granello di memoria si e' smarcato dalle trappole che ingabbiano i pensieri dopo ogni sconfitta amara. in quell'episodio di tanto tempo fa ho ritrovato una metafora che mi ha rifocillato lo spirito tra coscienza e responsabilita'. la responsabilita'- e l'onore- di sapere che saremo sempre protagonisti, quella del ciclo finito e dei bolliti e' una speranza altrui non la realta', contro tutto e contro tutti, avversari espliciti ed occulti, camminando e spingendo su quel callo che ormai non fa piu' male. abbiamo fatto tanta strada e nessuno ci vedra' mai piangere o cercare affannosamente una maniglia nel palazzo o nei media per non essere vinti dalla la paura di non essere poiche' non sentiamo l'obbligo di dover vincere per sentirci forti. e quel giro di una milano che fu e' il nostro giro di campo che anche ieri avremmo voluto fare coi nostri ragazzi. a testa alta e facendoci beffe dell'odio altrui.LATTA ALLE GINOCCHIAINTERO il buono. c'era una volta il centromediano adibito ad ogni spietatezza con cui limitare il centrattacco avversario. nella rivoluzione tattica di fine anni '80 l'arcigna figura dello stopper fu riscattata dal suo infausto destino di francobollatore ad personam da un nuovo istituto della tecnica calcistica con caratteristiche di perequatrice ambivalenza atte ad evitare la discriminazione col libero, generalmente dedito a flussi di gioco piu'ampi e discorsivi, il centrale difensivo . nicola le grottaglie e' riuscito a travalicare mode e perbenismo dilagante rimanendo orgogliosamente, ancorche' per necessita' ,un figlio dell'ancien règime. ne sanno qualcosa i tanti che transitando dalle sue parti hanno riportato, come le stimmate di padre pio, segni evidenti di tanta animosa adesione al ruolo di implacabile mastino del ragazzone pugliese. poi la luce. dio. e che dio. e dire che fino ad allora nella triangolazione tra lui, dio e gli avversari l'infuocato anello di congiunzione erano state le bestemmie di questi ultimi col refolo di voce che il dolore, quello piu' pungente, residua fioco alle corde vocali.quindi sono state la comparsa di stimmate,questa volta sulle gambe degli avversari, ad illuminare di un bagliore celeste la vita del nostro. pare di no. il passaggio decisamente prosaico ad una nuova vita secondo i biografi del tempo sarebbe da mettere in relazione con la passione per terence hill-trinita' prima e prete poi in eta' consolidata-nella cui parabola filmica (non chiamiamolo pero' sempliciotto),le grottaglie si e' totalmente identificato. lontani i tempi in cui mark iuliano era il suo partner naturale, un bud spencer da area di rigore dedito ad attivita' illecite e generalmente tollerate dallo sceriffo di turno- uno dei tanti arbitri ospiti del ranch bianconero-. oggi e' atleta di dio, dagli scarpini immacolati ai capelli tanto che perfino le meches hanno dovuto farsene una ragione. certo che dio quando ci si mette ha proprio una forza della madonna....PARZIALMENTE SCREMATO il brutto ma e' poi cosi' brutto? noi pensiamo di no. e lui pure. ma ormai per tutti e' cosi'. e gennaro ci soffre tanto, tentando con gli artifici piu' fantasiosi di provare il contrario. un esempio? la testata a joe jordan. gattuso lo ha scelto tra i componenti della panchina col solo scopo di arrivare ad un faccia a faccia per dimostrare una volta per tutte dal confronto come e' veramente uno brutto. l'aveva persino studiata a tavolino "mo' 'o avvicin, 'o uffend e tutt pensen, azz, gennari' appress a idd si comm' abratpitt." se lo ricordava nelle immagini anni '80 quando era lo scozzese piu' brutto, secondo solo al mostro di lockness. vatti a fidare s'e' pure messo i denti nel frattempo. non se n'e' dato pace:un industriale della pesca come lui fottuto da uno squalo...SCREMATO il cattivo. l'uomo che con i suoi insulti non risparmia ormai piu' nessuno. nemmeno se' stesso. ibracadabra. e sotto con la magia. dal suo cappello a cilindro esce il coniglio che con un colpo di taekwondo spedisce tra i piedi del guardalinee che non gradisce ne' il roditore ne' il vaffa annesso e richiama l'attenzione dell'arbitro. cartellino rosso. il cattivo non fa una piega rientra negli spogliatoi e, olgettinamente, ridisegna la sua deposizione." ce l'avevo con me stesso. mi sono ricordato all'improvviso di non avere pagato il canone rai esponendomi cosi' alla famigerata sovratassa erariale prevista dalla legge a carico dei ritardatari. e' una gabella-testuale- ingiusta, tipica di uno stato arraffatore. arraffa e' diventato vaffa. e se fosse proprio cosi'? a chi non e' mai capitato di inveire analogamente e per la stessa ragione? a proposito. oggi vedo i dirigenti della mia compagnia per un rituale incontro di programmazione agenziale. fatemi andare in posta a pagare lo stipendio a pippo baudo prima che mi sfugga una parola di troppo.