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ANTEPRIMA FCINTER1908.IT: Eto’o: “Vi dico tutto: dai dialoghi con Mou alle offerte che ho”

Samuel Eto’o, intervistato da una tv del suo paese, ripercorre tutta la stagione trascorsa in nerazzurro e si proietta sul futuro. FCINTER1908.IT, in assoluta anteprima per l’Italia, riporta l’intervista al centravanti interista...

Alessandro De Felice

Samuel Eto'o, intervistato da una tv del suo paese, ripercorre tutta la stagione trascorsa in nerazzurro e si proietta sul futuro. FCINTER1908.IT, in assoluta anteprima per l'Italia, riporta l'intervista al centravanti interista dai contenuti davvero importanti:

Cominciamo con la tua stagione Samuel, ricordiamo che hai segnato 21 gol in 35 partite di Serie A e 8 in 10 partite di Champions, anche se in questa non sei arrivato alla fine della competizione, che tu hai l’abitudine di vincere.

Personalmente è stata una bellissima stagione, ho battuto il mio record che era di 36 gol totali in una stagione col Barcellona e alla fine ho avuto la fortuna di vincere la Coppa Italia, ancora una volta con l’Inter. Anche se non abbiamo vinto il campionato è stata comunque una stagione positiva

Forse perché la squadra di quest’anno non era così attrezzata per il titolo come quella dell’anno scorso che ha trionfato in Champions?

Non so se sia il termine giusto quello che hai usato tu, la realtà è che quando vinci tanto poi è difficile ripetersi sempre, siamo arrivati a 2 punti dal Milan, compiendo un grande sforzo e abbiamo avuto l’occasione di superarli, ma fisicamente eravamo provati e l’anno precedente comunque è stato dispendioso da un punto di vista di energie mentali, molti dei miei compagni hanno speso tutto. Il Milan ha vinto, ha meritato.

Come mai Benitez ha fallito?

L’impressione è che il suo credo soprattutto tattico in Italia non abbia attecchito, come mai?Rafa aveva tutto per riuscire all’Inter, ma sapete quando si arriva in un nuovo club e si vogliono cambiare tutte le abitudini diventa complicato. Rafa ha un’altra mentalità del calcio e bisogna provare per comprendere che il calcio italiano è diverso da quello spagnolo e che i calciatori di quel campionato hanno abitudini. Nel calcio spagnolo devi essere non solo vincente ma anche bello da vedere, in Italia è molto tattico e conta solo vincere, anche se sei in un buon club ti puoi difendere per 89 minuti per poi segnare un gol alla fine e poi ti dimentichi di quell’incontro, hai tre punti ed è quello che conta.

Il nome di Eto’o è accostato a quello di Real e Manchester, tu vuoi restare in un club come l’Inter, non particolarmente predisposto per vincere un titolo europeo?

Mah in realtà l’abbiamo vinto l’anno scorso, chi mi può dire che non lo vinceremo l’anno prossimo? Nessuno. È anche vero che però ho alcune proposte, ho un mese di vacanza per valutarle tutte e decidere cosa fare anche perché ho 30 anni, è il mio ultimo grande contratto e bisogna vedere se devo restare o partire. Ma un’eventuale partenza non dev’essere tanto per provare o per guadagnare 100 o 200mila euro in più, quello che conta nella mia carriera è star bene nella città, giocare in un buon club e divertirsi.

Molti sono convinti che il tuo stile di gioco si adatterebbe in modo perfetto alla Premier League e anche noi, è bello vederti segnare in Italia ma sarebbe bello vederti infine giocare anche in Inghilterra, perché hai dimostrato di saper segnare in Spagna in Italia e quindi in Inghilterra non avresti problemi.

È un’idea che ho in testa da qualche tempo, tutto sta a trovare una buona squadra. Ho avuto delle offerte da buone squadre ma c’è l’incognita del gruppo da valutare, dev’essere buono, devo sapermi integrare ecc.

Ma tu hai sempre avuto successo in tutti i posti in cui sei andato, non dovresti avere paura…

Se non ti poni il problema di non riuscire non vai da nessuna parte, devi porti tutte le domande e infine prendere la decisione giusta. Come ho fatto quando ho scelto l’Inter. Prima che scegliessi tutti i miei amici africani mi dicevano “Non andare in Italia, fallirai, non è il calcio adatto a te”. E oggi sono felice perché ce l’ho fatta, lavorando, mettendomi a dura prova, non è stato facile ma è un’enorme soddisfazione anche perché in Italia è difficile per gli africani, più che altrove.

Quindi cosa fa la differenza nella tua scelta di una squadra a parità di ingaggio? Il discorso del presidente, dell’allenatore? Cosa sposta l’ago della bilancia per Eto’o?

Sicuramente il discorso dell’allenatore. I presidenti parlano perlopiù di soldi e il salario al mio livello è lo stesso più o meno in tutti i grandi club che ti vogliono. Quando ho scelto l’Inter mi ricordo un incontro con Mourinho durato 5 lunghi minuti, eravamo a Yaoundé con la Nazionale e mi disse “Dopo 8 anni che ti corro dietro abbiamo l’opportunità di lavorare insiemee vincere la CL” Io gli chiesi “Come?” E lui “Lavoreremo insieme in modo duro per raggiungere l’obiettivo”. Questo “lavoreremo insieme” è un discorso speciale nel calcio. Il grande Mourinho mi ha dato la possibilità di raggiungere grandi obiettivi e ne sono fiero perché alla fine della stagione quando abbiamo vinto la CL a Madrid mi ha cercato con lo sguardo mi ha abbracciato e mi ha detto “Tu non solo meriti il tuo salario ma sei un grandissimo giocatore, in campo e fuori” ed è questo che mi ha fatto piacere.

All’inizio però ci sono stati problemi con Mourinho, non ti faceva giocare, gli hai detto che non eri venuto per scaldare la panchina e lui finalmente ti ha trovato una posizione per farti giocare ed è stata una grande cosa perché hai scelto di non giocare nel tuo ruolo ma di diventare quasi un difensore.

Quando sono arrivato all’Inter i primi 2 mesi sono andati benissimo, poi c’è stato l’adattamento che mi ha rallentato, perché c’è un periodo di adattamento per tutti i calciatori che vanno in un nuovo paese e ho passato un periodo difficile, in più avevo la coppa d’africa alle porte. Avevo un problema al piede e Mourinho mi disse “Samuel tu sei il giocatore più importante della squadra, non sei capitano ma sei il leader del gruppo, non andare a tutta, risparmiati”. Quando fai la somma di tutte queste cose ti rendi conto che non puoi andare a tutta sempre ma in quel caso non potevo abbandonare la mia nazionale, i miei compagni, la patria che mi ha dato tutto e gli ho risposto “José, non posso, devo farlo” e ho giocato con una gamba in meno, mi facevo infiltrazioni ogni mattino prima di andare all’allenamento, prima delle partite era un calvario, la gente non si rendeva conto ma era così, basti pensare che io ho il 41 e ½ e dovevo calzare scarpe del 43! Quando sono tornato José mi ha detto “Samuel sei stato via 1 mese e mezzo, la squadra va bene, si è cementata, devi aspettare”. Io ho capito e mi sono adeguato 1, 2, 3 partite dopo ho detto al mister che rispettavo lui e i compagni ma che un giocatore come me non poteva stare in panchina a lungo. Lui mi ha risposto “Lo so che non puoi stare in panchina, ma ti dovresti adattare a giocare in un ruolo non tuo, ho bisogno di questo ed è il più grande che si deve sacrificare”. Io gli ho chiesto “così facendo cosa possiamo vincere?” Mou mi ha risposto “Se tu giochi in quel ruolo e lo fai come sei abituato a fare nel ruolo abituale, vinciamo la CL”. Non ho fatto discussioni, Diego (Milito, ndr) ha fatto tanti gol ma la cosa importante che alla fine abbiamo vinto la CL e siamo riusciti in un’impresa che mancava all’Inter da più di 40 anni.

Perché non hai detto che giocavi sotto infiltrazioni alla stampa camerunese? Avrebbe mostrato a tutti che anche tu sei umano.

Bisogna comprendere che la posizione che occupo in questo paese, grazie a voi tutti camerunesi, è molto delicata. Può essere che dicendo che avevo mal a un piede tutti avrebbero pensato “Ha trovato la scusa per non venire, tanto i soldi li prende lo stesso dal club”. Ma nella nazionale abbiamo la fortuna di avere un medico che fa benissimo il suo lavoro, anche se molti non lo sanno e mi ha dato il suo sostegno a nome di tutti i camerunesi affinché io fossi nelle migliori condizioni possibili.

Il Barcellona quest’anno è stato fenomenale, non hai il rimorso di essere andato via?

No. No. Tutto passa nella vita, quando hai l’opportunità te la giochi perché il giorno dopo non sai cosa farai, ho avuto la possibilità di giocare al Barça, ho lavorato bene, non ho nessun rimpianto anzi sono fiero di aver aperto un cammino che ha aperto le porte ad altri camerunesi, sono fiero di aver visto questi ragazzi crescere e vincere. Mi ricordo un Messi giovanissimo, appena arrivato mi chiesero “Secondo te chi è il miglior giocatore del Barça ?” Io risposi Iniesta e tutti mi guardarono come un marziano, perché avevo visto che faceva delle cose che altri giocatori non erano in grado di fare. Sono contento di vederli al settimo cielo ora.

Un ritorno al Barça è da escludere ?Non penso, sarebbe quasi un miracolo (nel senso di impossibile ndr). Ma sono contento perché quando vedi tuoi ex compagni, che restano amici dopo che vai via credo sia la cosa più bella che auguro a tutti i miei colleghi camerunesi. È bello rivedersi dopo anni davanti a una Coca o una Fanta e poter ricordare le esperienze dei viaggi compiuti insieme e delle esperienze vissute.

Puoi dirci cosa è successo esattamente con Guardiola? Perché non c’è stato feeling?

Non lo so esattamente. Cosa intendiamo per feeling? È un insieme di cose, con Pep avevo un ottimo rapporto, dopo qualche mese in cui ci evitavamo ci siamo ritrovati parlando di calcio, tattiche perché tutti e 2 lo amiamo. Abbiamo avuto un faccia a faccia con alcuni risvolti che non posso dirvi. Poi ho riflettuto sulle sue dichiarazioni che all’inizio e le sue intenzioni di escludere Deco, Ronaldinho e me. Deco e Ronaldinho sono andati via e quindi anche io ho fatto le mie valutazioni. I compagni di squadra sanno che me ne sono andato senza nessun livore verso loro o la società, è stata una mia scelta perché amo giocare e non volevo trovarmi fuori dalla squadra.

Quanto durerà il regno del Barça oggigiorno?

Mah noi l’anno scorso li abbiamo eliminati dalla CL, è difficile dirlo perché anche loro hanno avuto un lungo periodo buio in cui hanno riflettuto e lavorato dalle fondamenta per ritornare grandi. Hanno creato il loro centro di formazione, La Masia, dove ogni giorno allevano nuovi Messi ma il calcio si sa, non è una scienza esatta e quindi anche loro hanno avuto periodi neri. Puntano molto sui giovani, se fate caso spesso in panchina hanno ragazzi di 16, 17, 19 anni.

LORENZO ROCA - FRANCESCO PARRONE - DANIELE MARI - KEMDOUM T. FILS BERTIN

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