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ANTEPRIMA, Zanetti: “Vi svelo tutto, dai problemi di infanzia alla Champions e Mou…”

17 anni che un trattore ara ogni Domenica il prato di San Siro. 17 anni conditi da altrettanti trofei stanno a significare solo un nome: ‘El Tractor’ Javier Zanetti. Nome che indica record, maggior numero di presenze con la maglia...

Alessandro De Felice

17 anni che un trattore ara ogni Domenica il prato di San Siro. 17 anni conditi da altrettanti trofei stanno a significare solo un nome: 'El Tractor' Javier Zanetti. Nome che indica record, maggior numero di presenze con la maglia della nazionale, maggior numero di presenze per uno straniero in Italia e a breve anche maggior numero di presenze in assoluto con la maglia dell'Inter, superano l'ex numero 2 nerazzurro Beppe Bergomi.Javier Zanetti, per tutti 'Il Capitano', ha rilasciato, in occasione dell'inizio di questa nuova stagione, un' intervista in cui racconta tutta la sua storia, dai primi calci tirati ad un pallone ai trofei vinti con la maglia dell'Inter.Noi di fcinter1908.it abbiamo recuperato questa intervista e ve la proponiamo in anteprima assoluta per l'Italia:Javier Aldemar Zanetti, nessuno in famiglia però ha il nome Aldemar. A chi si riferisce?Adelmar era un medico che mi ha salvato la vita quando ero un neonato. Avevo un problema di respirazione e lui disse a mia madre che era tranquillo, che c'era una soluzione per questo problema. Così è stato. E mia madre gli ha promesso di chiamarmi Adelmar.Ma questo non era l'unico problema nella sua infanzia, vero? Ho letto da qualche parte che il tuo caso è simile a quello di Messi.Vero, ero molto piccolo. Mi ci è voluto molto tempo per crescere. La mia famiglia mi ha portato da molti, molti medici. Alcuni hanno detto che era un problema, altri no. Mi hanno fatto una serie di test fino a quando il medico dell' Independiente (squadra di Buenos Aires) ha rassicurato mia madre. Abbiamo aspettato, aspettato, aspettato, e improvvisamente sono cresciuto.

Qual era il nome del medico?Rodríguez.

E come mai non hai aggiunto anche il suo nome al tuo?Questa volta non era possibile. Ero un ragazzo grande ormai [ride]. Non ho potuto aggiungere un nome solo perché lo volevo.

L'Independiente aspettò che tu crescessi?No, ma è una cosa che succede con un sacco di ragazzini. Non crescono in quel momento e gli allenatori li respingono perchè secondo loro, non sono in grado di giocare. Capisco e non ho rancori, ma certi dottori...

Che cosa ti hanno fatto?Uno dei tanti che ha consultato la mia famiglia mi ha dato una dieta a base di lenticchie e fagioli. Sai cosa succede ora? Ho una avversione per le lenticchie e fagioli. Non posso nemmeno guardarli e mia madre lo sa...

E tuo padre?Mio padre è stato colui che mi ha incoraggiato a giocare a calcio. Un giorno lo stavo aiutando nell lavoro a casa di alcuni amici che erano lì e mi invitarono a giocare. Dissi loro di no perchè ero impegnato a lavore. Poi mio padre mi chiese se mi piaceva il calcio, gli risposi 'molto' e mi ha incoraggiato a cercare un club. Ecco come sono entrato nel mondo del calcio.

Come giocatore di fascia?No. All'inizio giocavo ovunque. Le posizioni che ricoprivo erano quelle specifiche di chi gioca in strada e in giardino con gli amici (ride)

E poi?Abbiamo iniziato a crescere, io, mio ​​fratello e i nostri amici, e mi è stato consigliato di giocare in fascia. Perchè avevo un ottimo senso della posizione e perché avevo una grande visione di gioco,sorprendente per la difesa. Alla fine tutte quelle voci mi hanno convinto.

Quando sei arrivato all'Inter avevi solo 22 anni e provenivi dal Banfield, conoscevi qualcuno in Italia?Mmm, non mi ci far pensare. Nel 1995 non c'era Internet, ne video, niente. L'Inter è venuta a prendermi dal quartier generale con un furgone, dopo la presentazione ufficiale e ce ne siamo andati allo stadio in montagna. Sono arrivato lì con un sacchetto di nylon in mano e nulla più. C'erano un mare di persone a fare la formazione e ho chiesto il permesso a tutti per passare fino a raggiungere il campo. Tra i giornalisti e tifosi, nessuno mi conosceva, naturalmente. Quando sono entrato nel campo mi sono presentato al coach, infilato gli scarpini e iniziato a lavorare. Poi ho sentito qualcuno dire "ma allora questo è quello che ci passava accanto!" Una commedia.

Non c'erano neanche i telefoni cellulari in quel periodo?No, no, non era questo il problema. I telefoni cellulari c'erano, ma il ​​problema era il costo delle chiamate che era altissimo. Quindi, l'unica soluzione era comprare una scheda telefonica e andare a parlate in una cabina a due isolati da casa mia. Ho trascorso ore ed ore li dentro, con la gente che aspettava che io finissi per entrare a parlare. Mi chiedo cosa pensava di me la gente. Le porte poi non si chiudevano del tutto e a Milano fa davvero freddo in Inverno. Cosi congelavo al suo interno, ma avevo bisogno di parlare, parlare, parlare (ride)Poi venne il telefono però...No, no. Poi è arrivato il fax. Ne ho comprato uno e la mia vita era collegata a questo aggeggio. Mandavo di tutto in Argentina, lettere e messaggi.

Così tante differenze con oggi...ma qualcosa che è sempre rimasta tale e quale in questi ultimi 17 anni?Solo il "mate" (classica bevanda argentina). I vicini di casa mi chiedevano addirittura se fosse droga quella che assumevo. Dopo poi si sono abituati e hanno apprezzato.Parlando di auto, è vero che hai chiesto al capitano Bergomi se potevi prendere una BMW per andare all' allenamento?Sì, certo. Non avevo idea di come fosse l'Inter. Avevo paura di guardare i tifosi, chissà cosa avrebbero pensato di me se mi fossi presentato con una macchina di grossa cilindrata. Quando sono arrivato alla Pinetina, la mia auto era la meno appariscente di tutti. Io ero preoccupato mentre gli altri giravano con le Ferrari.

Il 2010 è un anno di emozioni contrapposte per Zanetti: Inter campione d'Europa e fuori dalla Coppa del Mondo con l'Argentina.Sì, era tutto strano. Quando è stata diramata la lista dei convocati, Cambiasso e io ci siamo resi conto di essere fuori. Tutto rimaneva nella mani di Samuel. E 'stata una sorpresa generale. Anche Mourinho è rimasto colpito, ma sono cose del calcio e tutto passa poi dopo un pò.

Capitolo Mourinho: è vero che con lui hai battuto l'unico rigore della tua vita?Sì, contro la Roma nel suo debutto in Supercoppa Italiana. Ho segnato questo gol e ho giurato di non farlo mai piu. La pressione è è crescente dal centrocampo al dischetto del rigore e ancora ricordo alcuni tifosi con le mani sulla testa. Pensa te se avessero saputo che non ne avevo mai battuto uno. Ma la verità è che il rigore l'ho battuto solo perchè prima di me l'aveva fallito Juan.

Che ricordi hai di Barça-Inter, semifinale della Champions 2010?I migliori possibili. Abbiamo eliminato la migliore squadra del mondo. La gente parla solo della gara di ritorno, ma ha dimenticato il primo match a Milano, dove abbiamo vinto solo 3-1. La critica è stata molto esagerata, ma abbiamo passato il turno, o sbaglio?

Qual era l'ambiente nella seconda partita?Mourinho ha voluto vincere la partita e ha impostato la squadra con quattro giocatori offensivi: Sneijder, Pandev, Milito ed Eto'o. Il Barcellona è rimasto sorpreso da questo atteggiamento. Ma dopo poco Pandev ha subito un infortunio, Chivu anche e siamo stati meno offensivi per forza di cose. La situazione poi è peggiorata con l'espulsione di Motta. Eppure, ci siamo qualificati ed abbiamo eliminato la squadra più forte del mondo.

Dolci ricordi quelli di Javier, che questa sera si prepara ad iniziare la 17° stagione con la maglia dell'Inter sul campo del Palermo.La riproduzione, anche parziale, dell'articolo è consentita solo previa citazione della fonte FcInter1908.it. I trasgressori saranno segnalati a norma di legge