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ESCLUSIVA Bernazzani: “Bonazzoli a Pinzolo, certezza ’97. Thohir dice che…”

Sabine Bertagna

Quando un settore giovanile produce numeri e giocatori da serie A con una certa continuità viene spontaneo chiedersi se ci sia un segreto. I numeri parlano chiaro e anche quest’anno si è festeggiato uno scudetto, quello vinto dagli...

Quando un settore giovanile produce numeri e giocatori da serie A con una certa continuità viene spontaneo chiedersi se ci sia un segreto. I numeri parlano chiaro e anche quest'anno si è festeggiato uno scudetto, quello vinto dagli Allievi in finale contro il Milan. Fcinter1908.it ne ha parlato con Daniele Bernazzani, dall'anno scorso coordinatore tecnico del settore giovanile nerazzurro, che oltre a fare un bilancio della stagione ci ha spiegato perché è così difficile formare giocatori da Inter. Dai tempi di José Mourinho (fu proprio il portoghese a volerlo assistente tecnico in prima squadra) vale una sola grande verità. Non tutti i ragazzi che arrivano in Primavera sono pronti al grande salto e per renderli più pronti l'Inter ha escogitato una soluzione decisamente interessante. Ma attenzione perché tra le nuove leve nerazzurre c'è un gruppo da tenere d'occhio. Un gruppo che potrebbe regalare grandi soddisfazioni e giocatori all'Inter...

L'anno scorso hai inaugurato un nuovo ruolo all'Inter: il coordinatore tecnico del settore giovanile. Puoi raccontarci di che cosa ti occupi?

"Questa è una figura che molte squadre hanno. Una volta non c'era, tutto veniva fatto da un responsabile. Adesso per la quantità di lavoro che c'è il responsabile deve curare oltre all'aspetto tecnico mille altre cose. Quindi ci vuole una figura che faccia praticamente da riferimento tecnico alle categorie che fanno attività agonistica. Questo comporta essere il primo riferimento per gli allenatori per quanto riguarda il programma di lavoro. Il senso è quello di uniformare il lavoro delle squadre, lasciando ovviamente ad ogni allenatore le sue particolarità ma cercando di dare delle linee guida, degli obiettivi. Sono il loro riferimento tecnico sia per quanto riguarda il lavoro sul campo, le questioni che riguardano i singoli, le valutazioni dei giocatori." 

Ti manca un po' allenare? 

"A me piace molto questo tipo di lavoro, anche se ero partito un po' titubante. E' un lavoro che presenta molte difficoltà. C'è il rapporto con gli allenatori ma non è così semplice, è un po' come essere dall'altra parte della barricata. E' un gruppo buono, che si conosce da tempo, siamo amici. E' un gruppo positivo e non ci sono mai stati grossi problemi. Se mi manca allenare? Un po' le dinamiche di avere una squadra ti mancano. Però questo è un ruolo che mi piace, che mi intriga. Secondo me hai meno lavoro sul campo anche se io ho cercato di essere anche sul campo (e per me ci sono stato troppo poco). C'è una miriade di cose da fare. E' un bel lavoro."

Non posso non chiederti della chiamata di Mourinho che ti volle assistente tecnico in prima squadra. Che rapporto aveva José con il settore giovanile?

"Certo, aveva un occhio di riguardo. Chiaramente José era interessato al settore giovanile per sé. Voleva assolutamente sapere chi erano i giocatori che potevano avere un potenziale. L'esempio di Santon è emblematico. Era sicuramente in quel momento il giocatore più pronto. L'ha coccolato, tenuto in prima squadra e poi l'ha buttato dentro. L'occhio di riguardo ce l'aveva proprio perché voleva sapere se c'era un giocatore che meritasse la prima squadra. Questa secondo me è la figura perfetta. Se non trovava niente non portava su nessuno. Questo era il suo atteggiamento. Era interessato al nostro settore, ma allenare la prima squadra ti prende completamente. Aveva delle idee, ma non poteva essere presente a tutte le attività. Appena poteva vedeva una partita della Primavera."

Si può dire che è stato l'allenatore che più si è interessato al settore giovanile?

"No, lui aveva un'attenzione, ma l'avevano anche altri allenatori che sono stati all'Inter. Poi non sempre ci sono annate in cui i giocatori sono già pronti per la prima squadra. In quel periodo c'erano Santon, Destro, Obi che erano giocatori già pronti. In altri anni invece magari non c'erano. Ogni allenatore della prima squadra ha un occhio di riguardo perché è nel suo interesse. Per quanto riguarda la mia esperienza io allenavo gli Allievi e José mi chiese di andare in ritiro con lui e alla fine mi chiese...(mi chiese...-ride-) di lavorare con lui. Mi ha cambiato il modo di vedere il calcio come allenamento. Ma poi la mia esperienza è stata molto positiva anche con gli altri. Benitez, Leonardo, Gasperini, Ranieri. Con José è stata una cosa particolare, gli sono riconoscente perché mi ha portato in prima squadra e poi in quel periodo abbiamo vinto tanto. Anche con gli altri ho avuto un ottimo rapporto e riconosco agli altri allenatori grandi qualità anche se non hanno vinto."

Hai lavorato in prima squadra e hai visto passare molti allenatori. Ti sei fatto un'idea del perché sia venuto a mancare un equilibrio all'Inter?

"Sono cambiati tanti giocatori. Di che cosa parliamo? L'Inter è diventata un'altra realtà, poi chiaramente c'è stato qualche risultato che non è venuto. E l'allenatore è sempre il primo responsabile."

Quale segreto si nasconde dietro ad un settore giovanile che in dieci anni è andato 22 volte in finale, che ha già dato diversi giocatori alla serie A e che è molto forte nello scouting?

"Il segreto è quello di avere un gruppo di lavoro che ormai è consolidato, persone che lavorano e sono competenti e oltre a quello sono gruppo. Non che sia tutto perfetto. Quello che mi sento di dire è che sono competenti e gruppo. Un gruppo da settore giovanile. Gli allenatori ci sono al 100%, qualcuno può avere anche altre ambizioni ma intanto che sono qua si dedicano 24 ore su 24 alla squadra, ai giocatori da prendere. Mi piace di più ricordare i giocatori che escono dal nostro settore piuttosto che le vittorie. Le vittorie fanno assolutamente piacere e ti aiutano a lavorare, ma il successo vero è formare giocatori. Il lavoro di questa gente è il motore di tutto. Giavardi, Casirgahi, Manighetti, Rusca, Samaden. Neanche da dire Samaden perché questo è un gruppo che ha creato proprio lui. Competenti e con una passione forte. E poi gruppo. Ci si mette sempre in discussione anno per anno e anche questa è una cosa positiva. Quando si vince, ma anche in situazioni dove hai delusioni, meno positive. Fa tutto parte del lavoro, insomma."

Gli Allievi hanno vinto lo scudetto e la vittoria ha sicuramente un sapore particolare perché è arrivata in finale proprio contro il Milan...

"Assolutamente sì!"

Che gruppo è questo?

"Il gruppo dei '97, integrato da qualche '98, è sicuramente un gruppo forte sul quale abbiamo puntato da sempre. Hanno vinto il campionato Giovanissimi due anni fa. Per noi sono una certezza. Anche se arrivare a vincere non è mai facile, infatti abbiamo vinto ai rigori. Di sicuro è un gruppo sul quale contiamo, un gruppo numeroso e anche proprio completo. Qualche certezza ce l'abbiamo però ci sono più profili di giocatori che possono arrivare a giocare. E' proprio un bel risultato per il settore giovanile. Un gruppo di giocatori tra i quali molti faranno i giocatori. Magari non tutti all'Inter. Per la società rappresentano un valore. Veramente tanti. La forza nostra nella fase finale è stata quella di avere tanti ricambi. Giocava uno, giocava un altro alla fine non cambiava. In finale i due difensori centrali, che non erano quelli partiti all'inizio, hanno fatto una grande partita."

Per la Primavera non è stata una stagione positivissima. Che cosa cambierete l'anno prossimo?

"La primavera dell'anno prossimo partirà con un grosso vantaggio, che è quello di avere tanti ragazzi che hanno giocato quest'anno. Per varie vicissitudini quest'anno ti sei trovato a giocare con una squadra giovane, con tanti '96. A questo livello di solito funziona che le squadre più vecchie arrivano più lontano. Molti ragazzi hanno fatto esperienza. E l'anno prossimo riparti con una certezza, con giocatori che hanno già dimostrato di essere forti. Partiamo avanti. Da questo punto di vista sono molto ottimista. Per me abbiamo un gruppo forte."

Che mercato farete nel settore giovanile, su quali categorie investirete?

"Alcuni  gruppi non hanno bisogno di essere toccati, poi chiaramente se capita l'occasione questo è un altro discorso. Come programma gli innesti li fai soprattutto nei primi gruppi con le deroghe, per esempio i 2000. Onestamente parlare di innesti nel '97 non ha molto senso. Hai gruppi già forti. E già un '97 ti costa uno sproposito. Cerchiamo di far crescere molto quelli da sotto. Sono una risorsa importante. 

Bonazzoli, all'Inter da quando ha 7 anni, è il prototipo?

"Per me è il massimo riconoscimento. Poi non c'è soltanto questo tipo di crescita, abbiamo anche un settore scouting importantissimo che ha prodotto tantissimo. Cito Casiraghi, Giavardi, Manighetti. Risorse importantissime. Avere un ragazzo che ti cresce nel settore è una bella soddisfazione per tutti. Per l'attività di base, per tutti."

Ma Bonazzoli ve lo "ruberanno" per portarlo in ritiro con la prima squadra?

"Penso di sì. Penso. Poi dovrà essere bravo lui. Di sicuro ha già fatto bene può solo crescere. Adesso ci dovrà mettere molto del suo dal punto di vista dell'atteggiamento. Le qualità le ha. E' sicuramente un passaggio importante. Devi avere qualità ma devi avere anche testa. Molte volte è quello che fa la differenza."

La Partnership con il Prato in che cosa consiste esattamente?

"C'è un discorso di collaborazione. Noi a Prato conosciamo sia il presidente sia l'allenatore da sempre. C'è un bisogno nostro di mandare i giocatori che escono dalla Primavera in particolare, in una società dove sai che hanno un riguardo particolare. La lega pro l'anno prossimo sarà un campionato particolarmente impegnativo. Questa è una situazione ideale. E un modo per sviare alla mancanza della seconda squadra"

Che impatto ha avuto Thohir sul settore giovanile?

"E' stato un impatto molto positivo. Poi Thohir è preso da altri problemi in questo momento. Ha sempre avuto un occhio di riguardo anche nelle sue dichiarazioni. Anche la sua politica non può prescindere dai giovani e dal settore giovaile. Questo è un riconoscimento per noi importante. Ci ha gratificato da questo punto di vista. Anche se noi la gratificazione l'abbiamo sempre avuta all'Inter. Ci ha dato la certezza che ci sarà un investimento e una continuità nel settore giovanile. Quando c'è un cambiamento di proprietà è una cosa importante. Per ora non ci sono stati cambiamenti nel settore. In più occasioni ci ha manifestato riconoscimento."

Riuscirà Thohir a far esordire più giovani in prima squadra?

"Premesso che formare giocatori per l'Inter non è una cosa semplice, io sono molto felice quando vedo un giocatore che diventa un giocatore. Che diventa un valore per la società e che va a giocare in serie A o in serie B. Creare il giocatore che arriva subito all'Inter è il massimo, ma ci sono delle dfficoltà oggettive. L'intendimento è questo. L'obiettivo principale è questo. Contano anche le annate giuste, il giocatore giusto. Bisogna lavorare bene e avere anche quel pizzico di fortuna."

E' così forte il dislivello tra Primavera e prima squadra?

"Sicuramente c'è un salto importante che si colma mandando i giocatori a giocare in serie B e in lega pro. Quello è il passaggio, con tutti i rischi che questo passaggio comporta. I campionati sono importanti, partite facili non ce ne sono, le squadre si attrezzano con rose ampie. Questo è il calcio."

RINGRAZIAMO PER LA DISPONIBILITA' L'INTER, IL SETTORE GIOVANILE E DANIELE BERNAZZANI!