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Pensi a Lazio-Inter, gara che vale una stagione, e le mente non può che tornare al maledetto 5 maggio 2002. Un trauma ancora presente nella mente dei tifosi di quella generazione, riscattato almeno in parte nel 2010, quando i nerazzurri portarono a casa la Coppa Italia nello stesso giorno, ponendo le basi dello storico Triplete. In esclusiva per Fcinter1908.it, abbiamo contattato Alberto Fontana, secondo portiere di quella Inter, in panchina all’Olimpico nel 2002: “Si è ricreata una bellissima occasione, a questo punto sarà lo scontro diretto con la Lazio a decidere le sorti dei nerazzurri. E’ giusto così perché contro la Juventus, l’Inter non meritava di perdere, in dieci contro dieci sarebbe stata un’altra partita. Spalletti sta facendo un lavoro straordinario e centrare la Champions sarebbe importantissimo per i piani futuri della società”.
DERBY D’ITALIA – “Intanto voglio dire che il Var è fondamentale perché il calcio è veloce, l’arbitro ha un secondo per decidere e a volte l’occhio ti inganna. Se pensiamo che in Champions probabilmente sono arrivate in finale due squadre che con il Var invece sarebbero fuori, allora ci possiamo rendere conto dell’importanza di questo strumento. La mancata espulsione di Pjanic è un grosso errore dell’arbitro: l’Inter di quella sera avrebbe dato ancora più filo da torcere alla Juventus in parità numerica”.
LAZIO - Mi auguro che questa volta l’Inter riesca a cancellare quel ricordo all’ultima giornata con la Lazio del 2002. Simone Inzaghi ha fatto un lavoro fenomenale, i suoi calciatori andranno a rinforzare le big europee nei prossimi anni, ma l’Inter è stata brava a crederci fino a questo momento e si giocherà le sue carte”.
5 MAGGIO – “E’ stato un brutto sogno. Dopo una cavalcata stupenda, veder sfumare tutto all’ultima giornata è stato veramente difficile. La domenica prima c’era un rigore clamoroso per noi (quello su Ronaldo non fischiato da De Santis ndr) contro il Chievo e invece al 92’ subimmo il pareggio, mentre la Juventus vinse nel recupero a Piacenza, per cui arrivammo con una pressione ancora maggiore. Si sono dette tante cose sullo spogliatoio dopo la partita, ma quello che posso dire è che ricordo un silenzio surreale, riuscivamo a sentire il rumore delle gocce di sudore che cadevano a terra. Nessuno accettava questa cosa, la delusione fu incredibile. Si è detto che qualcuno si mise ad urlare, ma non è vero nulla. Difficile da spiegare come ci sentivamo in quel momento, Ronnie e Materazzi erano quelli che piangevano di più. Eravamo distrutti, poi entrò Moratti, che ritengo una persona di un’altra categoria, entrò nello spogliatoio con grande rammarico e disse: “Ok ragazzi, lo vinciamo il prossimo anno”. Ci rendemmo conto della fortuna che avevamo ad aver incontrato una persona di quel tipo, perché la classe non si compra da nessuna parte”.
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