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ESCLUSIVA Palmeri: “Inter, Suning non vivacchi. Roma spartiacque. Conte? Per me è pentito”

Marco Macca

Chi ti sta stupendo di più per rendimento?

Direi Darmian, che ha raccolto l'eredità più pesante. Ci sarebbe anche Dzeko, che mi ha stupito per come ha inciso fin da subito, ma è pur sempre Edin Dzeko, la sua carriera parla per lui. Con tutto il rispetto, invece, Darmian ha raccolto un'eredità unica come quella di Hakimi, gioca in un ruolo più esposto, aveva tutti i fucili contro e invece fin qui ha fatto benissimo. A occhio e croce, per quanto abbiamo visto finora, può essere considerato il laterale destro migliore del campionato. Non era affatto facile. Meno in questa stagione, in cui tutti sentivano l'assenza di Hakimi.

In molti, ora, rendono merito al lavoro di Simone Inzaghi. Sei d'accordo se diciamo che quanto svolto fin qui sulla panchina dell'Inter sia degno di un allenatore top a livello internazionale?

Inzaghi la chiamata dell'Inter se l'è guadagnata sul campo, grazie ai cinque anni alla Lazio. E' l'unico allenatore riuscito a vincere fuori dalla Juventus in questi ultimi anni. Gli allenatori di livello mondiale sono quelli riconosciuti a livello internazionale, quelli che hanno vinto. Puoi raggiungere un livello così vincendo il campionato o attraverso risultati importanti in Europa. Ne ha Inzaghi per arrivarci, ma poi decide il campo.

L'Inter in questi anni ha cambiato tanti allenatori e non ha mai trovato una certa stabilità da quel punto di vista. Credi che Simone Inzaghi possa restare tanti anni a Milano?

In verità, due anni oggi è un buon lasso di tempo sulla panchina di una grande squadra. Ci sono da considerare anche i fattori esterni che hanno influenzato l'Inter in questi ultimi mesi, soprattutto la crisi economica della proprietà, non paragonabile a tutte le altre. Se fossi rimasta la stessa rosa, Conte sarebbe ancora su quella panchina. Se si scorre l'albo d'oro, non si troverà una sola squadra campione d'Italia che, con lo scudetto cucito sul petto, è stata costretta a vendere due dei primi tre pezzi più pregiati. Circostanze eccezionali senza le quali Conte sarebbe ancora lì. Il club ha fatto poi la scelta migliore possibile. Ma la garanzia di quest'Inter è Marotta: quando ha cambiato Spalletti con Conte, lo ha fatto per cogliere un'opportunità e non certo per i risultati scadenti. In questi ultimi anni, all'Inter ho visto continuità di progetto, un andamento piuttosto armonico.

Secondo te Conte si è pentito di aver lasciato questa Inter?

Un pochino sì, perché forse non pensava che sarebbe stata così performante. Ma c'è da dire una cosa: Conte, nella passata stagione, veniva criticato anche se vinceva solo 1-0. Per il solo fatto di essere Conte e di guadagnare 12 milioni l'anno, sembrava che vincere lo scudetto non fosse sufficiente. Secondo me si era un po' stufato anche di questo trattamento. Nei suoi confronti c'era assoluta sproporzione di trattamenti. Basti vedere che certe cose non capitano con altri allenatori, vedi Allegri. In questa Inter è evidente il solco tracciato da Conte: il salto è stato fatto sotto la sua gestione. E' un po' quanto accaduto nel 2011, quando con Leonardo in panchina, l'Inter, che giocava a memoria dopo Mourinho, arrivò a giocarsi lo scudetto contro un grande Milan.

Il rinnovo di Marotta e Ausilio è la notizia più importante per la continuità di questo ciclo?

Se lo sono meritato sul campo. Rinnoverei il contratto di Marotta per altri sei anni, non per tre. E' lui l'architrave di tutto. Solo il Galliani dei bei tempi avrebbe avuto le spalle così larghe da tenere la barca a galla in una situazione come quella dei mesi scorsi. Divido i meriti della vittoria dell'Inter in modo praticamente equo tra Conte e Marotta. Ausilio ha sicuramente tratto vantaggio dalla vicinanza di Marotta. Avere accanto uno come lui lo ha aiutato a concentrarsi meglio sugli affari di campo, dato che prima aveva mansioni più allargate.

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