- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
esclusive
Il cielo si è fatto tetro, all'orizzonte. "Winter has come", per prendere in prestito una citazione televisiva tanto in voga in questi mesi. E, per l'Inter, l'inverno è arrivato in tutti i sensi. Perché, quando è arrivato il freddo, la squadra di Spalletti ha iniziato a disperdere risultati, convinzioni e fiducia. Di certo, non hanno aiutato le tante vicende di mercato che hanno interessato i nerazzurri. E così, tra prestazioni alterne e ombre, eccoci arrivati all'indomani della partita di San Siro contro la Lazio, che ha sancito l'eliminazione della squadra dalla Coppa Italia, uno degli obiettivi dichiarati della società. Spalletti è finito sul banco degli imputati, tra i rumours di un possibile arrivo di Antonio Conte e le probabili scelte della società in funzione dell'estate. Nel mezzo, un'Europa League da onorare e un terzo posto in campionato tutto da conquistare. Per analizzare il momento in casa Inter, FCInter1908.it ha intervistato in esclusiva Maurizio Pistocchi.
Buonasera Maurizio. Allora, una brutta Inter che a fine gennaio ha perso, dopo la qualificazione agli ottavi di finale di Champions League, anche il secondo obiettivo stagionale: la Coppa Italia.
Non esagererei con la negatività, per un preciso motivo: vedendo e rivedendo la partita, l'impressione che ho io è di una squadra che ha parecchi giocatori tecnicamente inferiori alla Lazio. Ho visto giocatori sbagliare appoggi facili e finalizzazioni altrettanto facili. Per fare nomi: D'Ambrosio, Miranda, Gagliardini, Candreva e Lautaro hanno sbagliato delle opportunità davvero molto importanti. E' stata una partita che alla fine si è decisa su un calcio di rigore. I rigori dipendono da tante piccole cose, li hanno sbagliati anche Maradona e Platini. Non farei una colpa eccessiva a Lautaro e Nainggolan. Durante la partita, Spalletti ha cambiato più e più volte uomini, ma in realtà la situazione non è migliorata moltissimo, nonostante le occasioni avute dall'Inter nel secondo tempo. Questo perché secondo me quello dei nerazzurri non è un problema di gioco, come molti dicono, ma di individualità. In alcuni ruoli, l'Inter ha giocatori che non sono all'altezza di una grande squadra. Quando non hai facilità tecnica, fai più fatica a esprimere un calcio collettivo di alto livello. Se pensiamo ai centrocampisti della Lazio di ieri e a quelli dell'Inter si vedrà che quelli biancocelesti sembravano nettamente superiori agli avversari. Il problema è a monte: questa è una squadra costruita male, perché nel corso degli anni si sono cambiati troppi giocatori. E soprattutto è squadra costruita a più mani, dato che l'Inter ha cambiato tanti allenatori, e quando succede questo è ovvio che in tanti vogliono mettere mano nella gestione della squadra. I nerazzurri devono pensare a costruire una squadra dai grandi valori. Quest'anno, gli errori tecnici sono costati l'eliminazione dalla Champions (tutti ricorderete l'errore di Asamoah contro il PSV). E' facile e molto comodo mettere in croce Spalletti. Se si facesse un'analisi più appropriata, si vedrebbe che nel corso degli anni sono stati fatti molti errori dal punto di vista degli acquisti. Se guardiamo i giocatori arrivati all'Inter dall'anno post Triplete a oggi e facessimo il conto dei soldi spesi, vedremmo che è stata buttata una marea di denaro.
Chi è il maggiore responsabile di questa situazione? Società, allenatore o giocatori?
La società è sempre quella che guida le scelte, orienta la politica e prende delle decisioni. Nella Juventus, che è la società più forte d'Italia, la presenza del club si vede. Hanno un ds molto bravo come Paratici, una società molto presente, anche troppo, visto il controllo che esercita sui mass media. E hanno una gestione che non lascia niente. Una grande società deve avere queste cose, ma anche un'idea chiara del calcio che vuole proporre. Quando sento dire 'vogliamo vincere', questa è una cosa che dicono tutti. Quello che in tanti non riescono a fare è trovare la strada per vincere. Si vince in tanti modi: il Real lo fa puntando sui grandi giocatori, il Barcellona ha vinto puntando sulla cantera, il Milan ha vinto con un'idea innovativa di calcio portata da Sacchi negli anni '80 e con una serie di giocatori cresciuti nel vivaio. Io vedo che i giovani cresciuti nella Primavera dell'Inter giocano in tutta Italia, ma nessuno in prima squadra. Non è un bel segnale: se hai un settore giovanile che vince tanto ma che non manda giocatori in prima squadra, non si può valutare positivamente il lavoro del club. L'anno scorso ho visto giocare Zaniolo, lui e Colidio mi sono sembrati due giocatori molto interessanti: la responsabilità che posso dare a Spalletti quest'anno è quella di aver approvato e orientato una decisione scellerata, ovvero la cessione di Zaniolo e l'acquisizione di Nainggolan. Ma non per le qualità del belga, che è un grande giocatore, ma per il Nainggolan persona, che ha dimostrato più volte in passato di non essere affidabile, e Spalletti lo sapeva.
Come la spiega lei questa misteriosa tendenza della squadra di partire bene per poi, all'arrivare dell'inverno, spegnersi quasi di colpo? Cambiano gli allenatori ma il percorso sembra essere simile in maniera quasi inquietante...
Non dobbiamo esagerare, perché l'Inter, non più tardi del 26 dicembre, ha vinto contro il Napoli giocando una buonissima partita e tre giorni dopo ha vinto contro l'Empoli in trasferta. Poi c'è stata la sosta: l'Inter ha ripreso bene, vincendo contro il Benevento, poi ha pareggiato col Sassuolo e ha perso contro il Torino in una partita in cui il risultato più giusto sarebbe stato un pareggio, prendendo un gol su palla inattiva su cui la marcatura di D'Ambrosio è stata sbagliata. Quella di ieri sera è stata un'eliminazione, non una sconfitta, contro una squadra comunque molto forte come la Lazio, lo abbiamo visto anche contro la Juventus. Secondo me, l'Inter ha la quinta o sesta rosa del campionato. Davanti ci sono Juventus, Napoli, Roma e anche il Milan con l'arrivo di Piatek. E c'è anche la Lazio, basta vedere i giocatori che ha. Il terzo posto è un grande risultato. Bisogna smettere di pensare all'immediato e fare un progetto a lunga scadenza. Come? La società deve avere chiara in testa l'idea di calcio che vuole portare avanti e l'allenatore per portarla a dei risultati, appoggiandolo in tutto e per tutto e condividendone l'orientamento sul mercato. Ma, se succedono cose come quella di ieri, con Conte fuori dalla sede dell'Inter alla vigilia di una partita come quella contro la Lazio, dopo due settimane che si parla apertamente di questa ipotesi, si destabilizza totalmente l'ambiente. I giocatori finiscono per perdere la fiducia nel proprio allenatore e, pensando al futuro, non eseguono più alla perfezione le sue indicazioni. Io stamattina mi sarei aspettato che Zhang facesse una dichiarazione dove confermava Spalletti e lo supportava, come al tempo fece Berlusconi a Lecce nell'87 dopo l'eliminazione contro l'Espanyol. Di lì cominciò il ciclo del Milan. A giugno si tirano le somme e si fanno delle valutazioni: magari lo hanno già fatto l'incontro con Conte, ma non devono assolutamente mettere questo dubbio nella testa dei giocatori. Se vogliono incontrarlo, devono farlo a Cernobbio dei Dogi, o sul Lago di Como, non in sede a Milano. Sono errori di gestione imperdonabili.
Il destino di Spalletti è ormai segnato secondo lei?
Penso sempre che chi dica cose del tipo: 'o vince un trofeo o se ne va' sia un pessimo dirigente. Le vittorie non le garantisce nessuno, non c'è nessun allenatore al mondo che può farlo, perché le vittorie dipendono da tanti fattori e da piccole cose. Se fossi un dirigente dell'Inter, per oggi avrei convocato una conferenza stampa per dire che Spalletti è l'allenatore dell'Inter e che rimane perché ha un contratto fino al 2021, che la società che crede in lui e nelle sue idee. Questa è l'immagine che una società seria deve dare ai giocatori e all'esterno.
© RIPRODUZIONE RISERVATA