Dire che l'umore dei tifosi dell'Inter è in equilibrio precario è un eufemismo. Tre sconfitte nel giro di una settimana, aggravate dall'abitudine a vincere e a fare bene in (quasi) tutte le competizioni, non possono passare inosservate. Pesano sull'umore, inacidiscono i pensieri e accendono discussioni infinite sull'origine di tutti i mali. Già, l'origine di tutti i mali. Quello che in moltissimi si stanno chiedendo oggi è se questa caduta, in questo momento della stagione, non fosse tutto sommato prevedibile.


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Inter, la follia che temevamo ha presentato il conto. Ma c’è un’ultima risorsa contro gli zeru tituli
L'Inter ha giocato finora 34 partite in campionato, 12 in Champions League, 2 in Supercoppa e 4 in Coppa Italia. In totale stiamo parlando di 52 partite. Un numero decisamente folle, che non può non aver inciso sul percorso della squadra di Inzaghi. Una follia della quale eravamo, eravate ed erano tutti a conoscenza. Giornalisti, tifosi, società comprensiva di allenatore e squadra. Tutti noi sapevamo che giocare così tanto avrebbe avuto un prezzo. Un prezzo che stiamo pagando oggi, ma che si è delineato nel tempo mostrandosi sottoforma di piccoli segnali, stanchezze e avvisaglie. E presentando, all'occorrenza, tutti gli interessi del caso.
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Nel calcio si ragiona quasi prettamente di pancia e quindi non stupisce il fatto che nel profondo di ogni tifoso, si nascondesse la speranza di poter avere la meglio sull'imponente numero di partite, sulla stanchezza e sugli infortuni. L'Inter di Inzaghi ha funzionato per così tanto tempo, che qualcuno ha iniziato a credere che potesse vincere sempre. Brillare contro ogni aspettativa e contro ogni spiacevole gufata. In Champions League, poi, l'Inter di Inzaghi ha stupito per attenzione, lucidità e spirito di sacrificio. Ha concretizzato con prepotenza ogni occasione e lo ha fatto spesso con le seconde linee.
Inzaghi, finché gli infortuni glielo hanno permesso, è riuscito a gestire e a ruotare le sue risorse. Risparmiando ai giocatori un quarto d'ora di qui e uno di là. Centellinando i minuti giocati. Cercando di prevenire i rischi. I giocatori si sono messi al suo servizio e non si sono tirati indietro. È a loro che va la più che giusta gratitudine di Simone.
"La gente ha capito, ci abbiamo messo l'anima", ha detto ieri Inzaghi. Una quasi ammissione del fatto che di energie ne rimangono poche, anche se andranno trovate in fretta. C'è della prevedibilità, in tutto questo. I giocatori, considerando che a giugno si proseguirà con il Mondiale per club, non hanno tregua. Quando i giorni tra una partita e l'altra si riducono a 48-72 ore non è nemmeno più possibile parlare di chissà quale recupero o allenamento. Rimane l'anima, che non è un fattore secondario e a volte è l'unico vero motore che costringe le gambe stanche a non arrendersi. In quell'anima i tifosi dell'Inter vogliono continuare a credere. Contro ogni pronostico e contro l'ombra dei zeru tituli. Contro tutti.
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