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Fra qualche mese, i tifosi dell'Inter potrebbero svegliarsi e, di colpo, trovare un mondo (nerazzurro) tutto nuovo. Perché la rivoluzione, silenziosa (ma non troppo) è in atto, e coinvolge tutte le aree dell'universo interista. Dalla possibile cessione, da parte di Suning, del pacchetto di maggioranza della società, sotto la lente d'ingrandimento di BC Partners (ma non solo), al nuovo luogo, che verrà presto presentato al mondo attraverso la campagna "Inter Milano" che, fra favorevoli e puristi contrari, fa già discutere.
Il tutto, senza dimenticare che, nei prossimi mesi, l'Inter potrebbe ottenere anche il sì definitivo per costruire, insieme al Milan, una casa tutta nuova. Uno stadio moderno, funzionale, in grado di sostituire al meglio San Siro. Di tutto FCInter1908.it ha parlato in esclusiva con Andrea Montanari, noto giornalista di Milano Finanza che, tra l'altro, sta seguendo direttamente il dossier legato al nuovo impianto nerazzurro.
Buongiorno dott. Montanari. Allora, sono giorni caldi per il futuro dell'Inter. Partiamo dalle notizie societarie. BC Partners, a quanto le risulta, è interessato al pacchetto di maggioranza?
Secondo me, è interessato al controllo della società, e spiego perché. I fondi di private equity, come BC Partners (che in Italia ha partecipazioni di maggioranza soprattutto nel gruppo Cigierre, di minoranza nel gruppo Ima (packaging) di Bologna della famiglia Vacchi e che controlla il gruppo alimentare Forno d'Asolo) vogliono entrare in un business per avere voce in capitolo nel CdA e decidere in assemblea. Quindi, o avere una maggioranza qualificata, ovvero minimo il 35% del capitale, oppure il 51%. In questo caso, visto che l'Inter perde tanto e rischia di perderne ancora, è più logico che serva un'operazione drastica di ristrutturazione e investimento che ti obbliga ad avere la maggioranza e poter così decidere cosa fare.
Prendere un 30% di fronte a un soggetto industriale cinese, che ha fatto capire che dal Governo sono arrivate direttive a non investire più cifre importanti nel club non è una cosa logica e intelligente. Anche perché la strategia di un fondo di private equity è molto semplice: compra partecipazioni di società con conti in utile in base a un piano industriale pluriennale finalizzato alla valorizzazione e alla vendita e a un guadagno dalla propria partecipazione.
Che, mediamente, dura dai tre ai cinque anni, anche se abbiamo visto, per esempio, che in Premier League i fondi stanno rimanendo più a lungo. Quando un fondo di private equity investe in una società, ha come obiettivo di rivenderla o a un altro fondo, o a un operatore industriale, oppure di quotarla in borsa. Questa è quella che si chiama la way-out. Un fondo di private equity è diverso da un fondo come Elliott. Credo, dunque, che l'intenzione di BC Partners sia quella di comprare l'Inter e avvia un processo industriale di risanamento dei conti e di gestirla direttamente, magari con un managment di propria fiducia. Il problema è che Suning vuole tanti soldi. Cifre? Un miliardo, compreso il debito di 380 milioni, che porterebbe la quotazione a 620 milioni. Di solito, un fondo investe meno per comprare la maggioranza, ma se le cifre sono quelle che si leggono, può essere un range logico.
Ci sono altri fondi di private equity, ma al momento BC Partners è in vantaggio e ha l'esclusiva. Non so se c'è la fila fuori: sicuramente quello dell'Inter è un brand che attira, così come la possibilità di investire in una città come Milano. L'Inter è un club storico, anche se comunque dobbiamo tenere conto che la crescita dei ricavi negli ultimi anni era dovuta soprattutto agli accordi commerciali stipulati da Suning in Cina. A meno che da Nanchino non continuino a garantire questi accordi, ci sono diverse decine di milioni di euro da recuperare. C'è comunque l'appeal di investire a Milano, dove fondi d'investimento hanno già investito miliardi nel settore immobiliare e dove c'è una visione industriale legata alla costruzione dello stadio. Probabilmente, l'interesse di BC Partners è in parte sull'Inter, ma in una parte più preponderante sullo stadio e, ancor di più, su ciò che verrà costruito attorno. Perché con lo stadio con fai i soldi, li fai con la parte commerciale: negozi, alberghi, cinema. Dallo stadio della Juventus abbiamo visto che l'impatto del nuovo impianto non è che sia così evidente. Poi, Milano è Milano, è più grande e c'è più turismo e ha un appeal diverso per i capitali.
Una volta terminata la due diligence, che tempi potrebbero esserci per un passaggio di consegne nelle mani di BC Partners?
Tecnicamente, per passare formalmente da un proprietario all'altro dell'Inter, servono almeno 3-4 mesi. Dopo la due diligence c'è da formulare un'offerta non vincolante, ovvero una manifestazione d'interesse rispetto alle quote a determinate condizioni che stabilisce il venditore. Dopodiché, c'è l'offerta vincolante. Il passaggio dell'offerta non vincolante potrebbe anche non esserci, nel caso in cui ci fosse un unico soggetto intenzionato a rilevare la società. Ma quando ha un'esclusiva, il giorno dopo la due diligence devi presentarti con un'offerta non vincolante, altrimenti legittimamente il venditore può ascoltare le proposte di altri soggetti interessati. Siamo a gennaio e, considerate le problematiche legate al Covid , passaggi tecnici e tutto il resto, si può ipotizzare per fine campionato. Ovviamente, qualora Suning dovesse davvero vendere, prima si completa il tutto, prima si può programmare la stagione 2021-22, dal calciomercato in poi.
Quanto hanno influito sulle scelte di Suning le decisioni di Pechino in merito agli investimenti esteri nel calcio?
Non solo nel calcio, ma anche nel turismo e, più in generale, nell'entertainment. Mi pare evidente che non siano scelte industriali di un colosso come Suning che, tra l'altro, industrialmente non è mai entrato in Europa e in Italia come si diceva al momento dell'acquisto dell'Inter, ma decisioni del Governo cinese che, dopo aver avviato una politica di investimenti nell'intrattenimento volti a far conoscere all'Occidente la propria cultura attraverso il calcio, probabilmente ha fatto intendere che non aveva più senso investire tanti soldi in un'attività industriale che non porta reddito e, anche a livello culturale e politico, non ha avuto l'impatto sperato dal Governo. Altrimenti, non mi spiego come un gruppo privato come Suning debba decidere all'improvviso di mollare un'attività in cui ha investito tanto e con cui non ha ancora vinto nulla. Dunque, in conclusione, le scelte di Pechino hanno influito tanto.
Probabilmente si punterà molto sulla forza del brand Milano, che nel post-Expo è diventata la principale meta in Italia non solo per affari, ma anche per turismo. I cinesi adorano i prodotti italiani della moda. Mi sembra giusto usare la parola Milano. In ogni caso, mi sembra un tema molto laterale.
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