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Roberto Beccantini, giornalista e tifoso della Juventus, ha analizzato la sentenza del processo di Calciopoli ai microfoni di ilsussidiario.net. Ecco le parti salienti raccolte per voi da fcinter1908.it.
Cos’ha pensato come prima cosa, quando ha sentito della condanna di Moggi e della gran parte degli imputati? E' stata fatta giustizia?Mi aspettavo la condanna per frode sportiva, ma non l'associazione a delinquere. Detto ciò, non credo al destino cinico e baro, rispetto la sentenza e attendo le motivazioni.Moggi era il diavolo, oppure era solo uno che tentava di arrangiarsi - con più cinismo degli altri, magari… - in un mondo di «sciacalli»?Moggi è sempre stato Moggi anche prima di essere reclutato da Umberto Agnelli. Competente, alla mano, troppo vicino agli arbitri, troppo intrallazzatore: da Napoli a Roma a Torino, versante granata incluso. Nella guerra per bande che è stato il calcio italiano, la sua era di gran lunga la più influente (e, verdetto alla mano, la più corruttrice). Negli anni Novanta comandavano Juventus e Milan, gli Agnelli e Berlusconi, Giraudo, Moggi e Galliani, che però usava il "preservativo" (Meani). Già il processo sportivo spaccò la coppia, e lasciò proprio la Juve con il cerino in mano. Le raccomando l'ambiguità di Moratti, che combatteva Galliani presidente di Lega salvo ordinare a Facchetti, che mai lo avrebbe votato, di votarlo, e anche la complicità di noi giornalisti: pochi seppero ribellarsi ai poteri forti.Come giudica le parole di Moggi: "Mica agivo da solo…"? Non c’è una gigantesca incoerenza nel verdetto di Napoli (Moggi condannato - Juventus estranea, senza pagare alcun risarcimento)? Ed è giusto che la Juve sia soddisfatta?Su questo punto, Moggi ha perfettamente ragione. Sono rimasto sorpreso anch'io dall'incoerenza del verdetto e dallo smarcamento, immediato, della Juventus. Moggi era il direttore generale (per tacere di Antonio Giraudo, amministratore delegato e comunque "esterno" al processo di Napoli): da Franzo Grande Stevens a John Elkann non potevano non conoscere i suoi metodi. Ipocrisia e vigliaccheria allo stato puro. Mi meraviglio di Andrea Agnelli. La Juventus non può e non deve essere soddisfatta: se mai, arrossire per questo vile dietrofront. E comunque, nella giustizia sportiva vige il criterio della responsabilità oggettiva: gli scudetti restano ventisette. Sarebbe il colmo se una società riuscisse a recuperare due titoli dopo che il suo direttore generale è stato condannato, in primo grado, per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. Non scherziamo.E le nuove prove? L’Inter meritevole dell’art.6 secondo Palazzi, la prescrizione nerazzurra eccetera: tornerà tutto a galla in appello?Non conosco le strategie di Moggi e dei suoi avvocati. Dico solo una cosa: Luciano dovrà difendersi per attaccare, e non attaccare per difendersi. Coinvolgere gli altri non significa, necessariamente, uscire immacolati. Credo che fondamentale, in appello, sarà lo scontro sulle schede svizzere: se davvero le usava per proteggere il mercato della Juventus, perché non fa i nomi di coloro che contattava? Cruciale è la credibilità. Faccio un esempio: Moggi ha sempre straparlato di un pre-contratto firmatogli da Moratti. Nessuna rilevanza penale, ma perché non lo tira fuori dal cassetto? Così facendo, passa per un millantatore, per un bugiardo.
Come andrà negli altri gradi di giudizio? Passeranno ancora anni prima di scrivere la parola fine? E quale sarà secondo lei?Se l'Appello ed eventualmente la Cassazione dovessero confermare l'associazione a delinquere, andrebbero riscritti i dodici anni di calcio italiano che vanno dal 1994 al 2006. Gli anni della Triade. In caso contrario, torneremo a scannarci e a chiederci perché alcune bande fossero state escluse dal processo di Napoli.
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