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BERGAMO: “I REGOLAMENTI NON VIETAVANO LE CENE”

Daniele Mari

Le cene a casa del designatore arbitrale Paolo Bergamo con i principali dirigenti del calcio italiano è stato uno dei temi più dibattuti nel corso del controesame della difesa di Moggi al colonnello Attilio Auricchio. Al termine...

Le cene a casa del designatore arbitrale Paolo Bergamo con i principali dirigenti del calcio italiano è stato uno dei temi più dibattuti nel corso del controesame della difesa di Moggi al colonnello Attilio Auricchio. Al termine dell'udienza lo stesso Bergamo ha chiesto e ottenuto dal presidente del collegio giudicante di rendere dichiarazioni spontanee per precisare alcuni aspetti. «Sono diventato - ha detto l'ex arbitro - quello che faceva le cene e poi si trasformava nel maghetto del sorteggio. Nel 2004/05 avevo già deciso che sarebbe stato l'ultimo anno e che avrei dato le dimissioni, cosa che poi ho fatto non senza scalpore. Fu così che decisi con mia moglie che quando fossero venute a giocare a Livorno Inter, Juve e Milan, avremmo potuto organizzare delle cene con Facchetti, Galliani e Moggi, amici che conosco da 35 anni. Così a gennaio telefonai a Facchetti che stette a cena da me. Lo stesso feci con Galliani ma lui il giorno prima della partita mi spiegò che essendo candidato alla presidenza della Lega la cosa poteva essere mal interpretata e declinò. A fine campionato, con la Juve già campione, chiamai Giraudo chiedendo se fosse un problema per lui la presenza di Innocenzo Mazzini. La cena ci fu - ha ricordato - con la mia casa circondata dai carabinieri ma i regolamenti non vietavano questo tipo di cene».

«I regolamenti - ha insistito Bergamo - non impedivano di avere rapporti con le società». L'ex giacchetta nera ha spiegato l'esigenza di tenere contatti con le società di calcio «per capirne gli umori e per sapere dettagli che gli arbitri non dicono». Per il designatore, insomma, parlare con le società ed acquisire informazioni sugli arbitri era necessario «per mettere poi gli stessi arbitri nelle condizioni di poter rendere al meglio». «Perchè - ha concluso - non era facile fare le griglie, ma c'era un sorteggio regolare con le palline estratte da un giornalista che neanche si conosceva. Tutto avveniva in maniera regolare pur nelle difficoltà che ho ricordatò».