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Un articolo pubblicato da Calcio & Finanza analizza l'operato del presidente dell'Inter e DC United Erick Thohir per quanto fatto sinora alla guida della franchigia Usa.
«Erick Thohir è uno abituato a scommettere sulle società che hanno una certa tradizione. Se in Italia è diventato azionista di maggioranza dell’Inter, negli Usa è da qualche tempo co-proprietario del Dc United. Il club di Washington è, assieme ai Los Angeles Galaxy, la squadra più vincente della Mls con 4 titoli nazionali e 3 Open Cup. Una tradizione che al momento viene rispettata. Nella Eastern Conference, Dc United sono al momento in testa alla classifica con 35 punti.
Tale tradizione si coniuga con gli affari, cosa che spesso accade in America. Dopo mesi di trattative la società di Thohir è riuscita a ottenere l’autorizzazione per il nuovo stadio di proprietà. Una struttura valutata 150 milioni di dollari, con 43 milioni di migliorie infrastrutturali, che genereranno lavoro e una spinta economica alla città.
Prima dell’annuncio ufficiale lo scorso 18 giugno, lo Stato della Virginia – con il quale confina Washington – ha provato ad infilarsi nella trattativa, tentando di convincere il board del Dc United a considerare l’ipotesi di costruire lo stadio nella vicina contea di Loudoun, promettendo tempi più snelli per le procedure di consegna dello stadio stesso.
La capitale però ha scongiurato il rischio di perdere uno stadio nuovo, grazie alla chiusura dell’agreement con il club. “Questo accordo aggiungerà vivacità al quartiere che si affaccia sulle rive del fiume Anacostia e genererà posti di lavoro per i residenti del distretto. Washington DC rimane la capitale dello sport, dobbiamo stare insieme e urlare: Vamos United”, ha dichiarato il sindaco di Washington Bowser, una volta raggiunto l’accordo.
Quando Thohir ha rilevato il club nel 2012, è arrivata subito la vittoria in Open Cup in finale contro il Real Salt Lake. Ma c’era la questione stadio a tenere banco, con il club costretto a pagare un affitto per garantirsi una struttura nella quale giocare le gare casalinghe. Una situazione che ha limitato fino ad oggi i ricavi, tanto che nel 2013, dopo pochi mesi dall’arrivo di Thohir, il club risultava penultimo nella classifica stilata da Forbes sul valore delle squadre di Mls. Secondo tale classifica, il Dc United valeva appena 71 milioni di dollari, meglio solo del Chivas (franchigia che oggi non esiste più) con 64 milioni. A comandare la classifica erano i Seattle Sounders, con 175 milioni di dollari di valore grazie proprio alle altissime percentuali di riempimento dello stadio.
C’erano però i margini per lavorare. All’epoca, il valore del Dc United non era comunque molto distante da quello di club che avevano uno stadio di proprietà come Columbus e Colorado. Ma senza i ricavi da stadio, il club ha dovuto inizialmente stringere la cinghia. Tanto che lo staff tecnico ha in sostanza fatto i miracoli (sportivi) arrivando due volte quarto in classifica con uno dei budget più bassi tra quelli messi a disposizione. Il tecnico Olsen e il General manager Kasper hanno quindi fatto ricorso al “Moneyball”, ovvero a quella teoria economica applicata allo sport (tratta da una storia vera, quella del general manager Billy Beane) e che prevede lo sfruttamento di talenti nascosti ma di talento, da trovare in condizioni di basso budget. Sono così arrivati al Dc United, oltre all’esperto difensore finlandesi Markus Halsti, giovani come Perry Kitchen (già convocato da Klinsmann in nazionale maggiore) o Steve Birnbaum, nominato finalista del premio Rookie of the Year 2014.
A credere nel progetto, anche uno sponsor in cerca di visibilità come la Leidos.Dopo la lunga sponsorship con Volkswagen durata sette anni, il Dc United ha aperto i colloqui per un nuovo brand da portare sulla propria maglia. Dopo vari contatti, la scelta è caduta sull’azienda che lavora in collaborazione con il Dipartimento di Difesa degli Stati Uniti. Con sede in Virginia, ha però circa 6mila dipendenti nella capitale e dopo la separazione dalla precedente holding di riferimento, aveva bisogno di mettersi in mostra. Il legame tra l’azienda e la comunità di Washington è stata la molla che ha fatto scattare l’accordo con il club, in cerca appunto di un brand rappresentativo della città.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Thohir ha portato avanti il proprio progetto nonostante le voci che lo volevano sul punto di vendere il club per dedicarsi solo all’Inter. Uno scenario che non si è verificato. Il magnate indonesiano ha tenuto duro ed ora la classifica della Eastern gli dà ragione. In attesa del nuovo stadio».
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