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Resta aperta la questione legata al gioco dell’Inter. Che deve necessariamente migliorare, se la squadra vuole arrivare in alto. A Torino, ad esempio, sono stati troppi gli errori commessi, soprattutto in mezzo al campo (Guarin e Pereira) e troppo marcata la rinuncia alla costruzione della fase offensiva, con una quantità di palloni scaraventati in avanti, senza che venisse individuato un chiaro destinatario, con la conseguenza di far ripartire l’azione del Torino.Le sei partite da giocare da giovedì al 7 ottobre richiederanno da parte di Stramaccioni la ricerca di un punto di equilibrio fra rotazione dei giocatori e la necessità di portarli a una condizione che ancora non c’è. Atleticamente la squadra è ancora indietro, con elementi che corrono poco e a ritmi troppo bassi, per far male. E più in generale, una gara ogni tre giorni, se da una parte comporta un notevole stress psicofisico, può aiutare la squadra a trovare quegli automatismi che ancora mancano. Anche così si spiega perché l’Inter non ha ancora vinto a San Siro e ha sempre vinto in trasferta: fatica a tenere in mano la partita, ad imporreil gioco, ad avere un’identità precisa, a trovare le contromisure per non subire le ripartenze avversarie. Ma a Torino era importantemuovere la classifica e l’Inter l’ha fatto.
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