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Fabio Monti del Corriere della Sera, analizza la bella vittoria nerazzurra contro il Catania: "L’Inter fa sul serio. Più delle parole (e delle opinioni) lo dicono i numeri: contro il Catania, battuto 2-0 (gol di Cassano a metà primo tempo; raddoppio di Palacio al 40’ della ripresa) i nerazzurri hanno conquistato la quarta vittoria consecutiva in campionato (dopo Chievo, Fiorentina e Milan), la quinta, compresa l’Europa League (3-1 al Neftchi a Baku). Dopo otto giornate sono terzi con la Lazio, con quattro punti in meno della Juve e uno in meno del Napoli, ma con dieci punti in più rispetto a un anno fa e soltanto uno in meno nel confronto con la stagione del triplete (19 contro 18). E dopo otto partite in casa (l’ultimo derby per il calendario era in trasferta), per la prima volta non hanno incassato gol, che non è mai un segnale da trascurare: non succedeva dal 18 marzo 2012 (0-0 con l’Atalanta). Sebbene non si sia trattato di una partita esente da errori e sia apparso evidente che la squadra di Stramaccioni deve ancora lavorare molto per ritrovare le antiche certezze, il 2-0 al Catania ha certificato un consistente miglioramento nel modo di stare in campo e nel gioco dell’Inter e soprattutto ha confermato che Stramaccioni è sempre più padrone della squadra che, nell’occasione ha montato, smontato e rimontato, secondo quanto imposto dagli eventi. La sorpresa è stato il varo del tridente offensivo Palacio- Milito-Cassano, in anticipo sulle previsioni (per ora senza Sneijder la squadra ha solo vinto) e su quanto aveva detto alla vigilia. Nel tentativo di supportarlo, il tecnico ha scelto un centrocampo pesante, con Obi a destra, Zanetti a sinistra e la coppia Mudingayi-Cambiasso (rigenerato) in mezzo. Il 3-4-3 di partenza (con Obi che però ha fatto spesso il quarto difensore per frenare Gomez) ha messo il Catania nella situazione di avere due occasioni da gol (Almiron e Izco soli davanti ad Handanovic, ma incapaci di inquadrare la porta), ma ha spinto l’Inter al vantaggio, sul cross perfetto di Cambiasso per la testa di Cassano, puntuale nel colpire il pallone per il quinto gol in campionato (record personale dopo otto giornate). La squadra è apparsa ancora spaccata (due linee vicine e i tre attaccanti in avanti), ma funzionale all’idea di partenza, che era quella di far male in qualsiasi momento alla difesa del Catania. Nella ripresa Stramaccioni ha modificato il sistema di gioco, passando a un più bilanciato 4-4-2, con Obi terzino e Palacio esterno di centrocampo, con successive modifiche (4-3-3) e integrazioni provvisorie, quando è uscito Obi (spazio a Gargano). L’Inter ha molto costruito, andando a colpire il palo con Ranocchia e avvicinandosi al raddoppio tre volte con Ricky Alvarez, preoccupato più della giocata da applausi che di fare gol, dopo aver preso il posto dell’esausto Cassano. Così è successo che sull’1-0, dopo un calcio d’angolo a favore dell’Inter, battuto come peggio non sarebbe stato possibile, Guarin (entrato per Mudingayi), prima hamancato il contrasto in mezzo al campo, poi ha commesso un fallo da rigore in area su Gomez: l’arbitro Russo era lontano chilometri; l’assistente De Pinto non ha visto; il giudice di porta, Massa, chissà dove e che cosa guardava. Forse il designatore Braschi, in tribuna, avrà preso nota del grado di impreparazione dei suoi uomini. Il rigore sarebbe stato una beffa per l’Inter, che fin lì aveva meritato il vantaggio, ma il fallo è apparso solare persino dalla tribuna, perché Guarin ha colpito tutto, tranne il pallone (30’). Passata la paura, l’Inter ha trovato il secondo gol, con un lancio di Milito (trasformatosi da goleador in uomo-assist) e firmato da Palacio, l’argentino che porta il numero 8, quello di Mazzola, Berti (acclamatissimo dalla curva, non appena l’ha riconosciuto in tribuna) e Ibrahimovic. Un gol di grande qualità tecnica, che ha chiuso una ripresa nella quale l’Inter ha messo in evidenza notevoli progressi nello sviluppo del gioco e della fase d’attacco. Rispetto alle precedenti partite, anche a quelle vinte, si è visto un gioco migliore, più continuo, più convinto e una maggiore capacità di arrivare agli ultimi venti metri, un gioco che San Siro ha applaudito a lungo, cogliendo nel miglioramento del gioco la mano di Stramaccioni. Che può lavorare in serenità".
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