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CorSera – Thohir finanzia o si finanzia col club? Prestito al 9%, l’Inter dice che…

Il Corriere della Sera, dopo il pezzo di ieri, continua il suo reportage su Erick Thohir, questa volta proiettandosi nel futuro, oltre il 16 novembre 2016, data che segna la fine del triennio entro cui il presidente dell’Inter aveva promesso...

Alessandro De Felice

Il Corriere della Sera, dopo il pezzo di ieri, continua il suo reportage su Erick Thohir, questa volta proiettandosi nel futuro, oltre il 16 novembre 2016, data che segna la fine del triennio entro cui il presidente dell'Inter aveva promesso di risanare la società:

"Diciassette mesi non sono molti per ridare all’Inter un futuro da Inter e per tirarla fuori dal girone delle squadre mediocri. È una questione di giocatori, di risultati e di soldi. E poi c’è quella data: 16 novembre 2016. Erick Thohir l’ha scritto sui documenti quando acquistò la società il 15 novembre 2013: «Mi impegno a supportare patrimonialmente e finanziariamente la società per almeno un triennio». È anche nei patti parasociali siglati con Massimo Moratti che a sua volta aveva preso il medesimo impegno con i revisori. La garanzia di solvibilità (o di continuità aziendale) è essenziale per una società con bilanci in pesante deficit. Lo insegna la storia del Parma, crollata anche perché Tommaso Ghirardi e i revisori si sono fidati, registrandolo in bilancio, delle false garanzie di Rezart Taçi sulla continuità aziendale.

Ma poi che succede dal 16 novembre? Siamo a metà strada, bisogna porsi la domanda. Sia perché il supporto dell’indonesiano è contraddittorio sia perché i risultati della squadra, fuori dalle coppe, non aiutano a sostenere i ricavi.Le ultime notizie dicono che Thohir dopo i 22,3 milioni all’8% ha concesso un nuovo finanziamento all’Inter. Quasi sessanta milioni a un tasso superiore al 9%. Come fosse una banca, anche un po’ esosa, e non il proprietario. Chissà come e quanto è stato negoziato il tasso. È questo il supporto finanziario? Le finanze dell’Inter sono tali che non si trovano condizioni di credito migliori? Possibile. Le banche infatti chiedono garanzie concrete e bisogna vedere se all’Inter è rimasto qualcosa che non sia già impegnato da offrire in garanzia, tra diritti tv futuri, immobili, quote societarie e altro. In assenza di asset l’imprenditore, colui che rischia oggi per ottenere un risultato futuro, potrebbe mettere la firma su fideiussioni personali. Ma Thohir, al di là del piglio manageriale sbandierato, è più imprenditore o più finanziere?

Il nuovo finanziamento all’Inter da 60 milioni al 9% proveniente dalle sue holding (e chissà se in questo caso si è ripetuto il gioco di sponda con la Merdeka Investment di Cayman) è stato approvato dal consiglio di amministrazione, come stabilisce lo statuto in questi casi. E forse è un ripiego rispetto a un aumento di capitale non gradito da Moratti che ha il 30%. Fonti dell’Inter spiegano che si tratta di un prestito subordinato agli altri debiti (ovvio), da rimborsare solo se c’è liquidità (ovvio) altrimenti si converte in capitale. Tuttavia, di solito gli azionisti di riferimento che fanno gli imprenditori finanziano a tasso zero e non «si finanziano» con la loro società.

Il 30 giugno prossimo scade la prima rata (un milione) del maxi prestito Goldman Sachs da 230 milioni. Poi da settembre scattano le rate trimestrali da 3 milioni fino alla maxi rata finale di 184 milioni nel 2019. Sembra lontano, ma bisogna prepararsi. E sperare che la cura del nuovo management funzioni realizzando le proiezioni del business plan. Cioè ricavi +70% a 287 milioni da qui al 2021 con la squadra sempre in Europa League (scenario prudente considerata la storia dell’Inter). Per adesso, secondo i dati a dicembre 2014, il patrimonio netto è negativo di 48 milioni. Serve la cura giusta, senza interessi.

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