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Crespo: “Primo scudetto con l’Inter indimenticabile. L’Italia mi ha dato la mia famiglia”

In una bellissima intervista rilasciata a Panorama.it, Hernan Crespo, indimenticato bomber da 273 reti in carriera, ripercorre tutti i momenti felici vissuti durante i suoi 16 anni di Serie A, definendo indimenticabile il primo scudetto all’...

Francesco Parrone

In una bellissima intervista rilasciata a Panorama.it, Hernan Crespo, indimenticato bomber da 273 reti in carriera, ripercorre tutti i momenti felici vissuti durante i suoi 16 anni di Serie A, definendo indimenticabile il primo scudetto all' Inter, festeggiato con il presidente Moratti:

Cosa ti ha dato l’Italia a parte il calcio?

"Prima di tutto mia moglie e i miei figli, direi che ho già detto tutto. Quando vivevo in Argentina non avrei mai pensato che sarei diventato italiano, nello stile, nel modo di mangiare e vestire. L’Italia e il mio paese d’origine sono simili per tanti fattori, ma molto diversi in altri. Le radici non cambiano ma ormai l’Italia è dentro di me".

Si parla con insistenza di un tuo futuro in India, è vera questa ipotesi?

"Si è vero, ho ricevuto un’offerta dalla Federazione indiana per giocare due mesi nel loro campionato e prestare la mia immagine alla crescita del calcio indiano. Il progetto tecnico non è legato alla competitività di un campionato professionistico ma il fascino di un’esperienza del genere mi incuriosisce non poco. Ancora non ho deciso nulla, mi sono arrivate anche offerte dal Qatar, dagli Usa e dalla Cina. Valuterò tutto con calma perchè il mio obiettivo principale è ancora quello di divertirmi. Potrei ancora giocare ad alti livelli perchè le offerte non mancano ma ho promesso alla gente di Parma che avrei chiuso la mia carriera in Italia con questa maglia e così sarà".

Cosa farai dopo il calcio?

"Sicuramente resterò nell’ambiente. Prenderò il patentino da allenatore, poi si vedrà. Ancora è presto per decidere, mi sento ancora un calciatore. Quel che è certo è che dopo trent’anni sul campo non posso e non voglio abbandonare questo gioco e questo sport, il calcio è la mia vita".

Cosa ti manca del calcio italiano di quando sei arrivato e cosa è cambiato principalmente dal 1996 a oggi?

"Sono cambiate moltissime cose. Quello che non è cambiato sono gli stadi. In questi giorni è riscoppiata una polemica che a me fa sorridere. Serviva la neve per capire che in Italia c’è un problema di strutture? Negli anni il calcio italiano ha cambiato molto e le partite spalmate in orari diversi io le avevo già vissuti nella mia esperienza inglese. Li però le strutture sono diverse, e la novità crea fascino e curiosità. Qui in Italia invece ogni innovazione viene sempre vista con dubbio e diffidenza. Ci facciamo troppe paranoie".

Il gol più bello che hai segnato?

"A questa domanda non devo rispondere io ma i tifosi. Ne ho fatti tanti, ognuno con un valore diverso. Posso dire di aver segnato in tutte le competizioni alle quali ho partecipato, dalla Serie A alla coppa America passando per la finale di Champions League e quella della Libertadores, dalla coppa Italia alla FA Cup".

Il momento più bello che ricordi nella tua carriera?

"Al primo posto c’è sicuramente la vittoria della Libertadores con il River a 20 anni. Io sono cresciuto li, ho fatto la trafila delle giovanili e appena arrivato in prima squadra abbiamo vinto tutto. Ho segnato una doppietta nella finale della Libertadores giocata a Buenos Aires, un momento storico che non si può descrivere. Per fare un esempio è come se Totti avesse vinto la Champions League a 20 anni con la Roma, a Roma, segnando una doppietta in finale. Poi c’è il primo scudetto dell’Inter, festeggiato sul campo con il presidente Moratti. Indimenticabile".

Cosa pensi del momento del River Plate?

"Tanta tristezza. In Argentina non è come in Italia che ci sono molte squadre forti, lì i tifosi sono divisi al 50%, o River o Boca. Dopo la retrocessione del River Plate il 50% dell’Argentina era triste, questo rende l’idea di quel che è successo. Ora è tutto nelle mani del mio caro amico Mathias Almeyda che è l’allenatore del club".

Hai vinto tutto tranne un trofeo importante con la Nazionale argentina, rimpianti?

"I rimpianti si hanno quando ti aspetti qualcosa e non lo ottieni. Per me è stato un grande onore vestire la maglia della Nazionale e diventare il secondo cannoniere di sempre della sua storia. Il resto sono situazioni, episodi fatti di fortune e sfortune. Siamo arrivati in finale di coppa America, in finale delle Olimpiadi. Nel 2006 abbiamo subito il gol di Klose nel finale altrimenti ci saremmo giocati la partita contro l’Italia e chissà come sarebbe andata…"

Tornerai a Parma dopo il calcio?

"Io non tornerò a Parma, io resto a Parma. Qui c’è la mia casa, la mia vita e la mia gente. Naturalmente mi concederò qualche giro, per salutare i vecchi compagni e curiosare nel mondo del calcio. Ma alla fine tornerò sempre a casa".

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