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"L'obiettivo è stare in alto, come lo è sempre per l'Inter. Abbiamo tante partite davanti, non dimentichiamocelo", parola di Esteban Cambiasso, che insieme ai suoi compagni lotta per scalare posizioni in classifica, come racconta nel corso di Prima Serata, su Inter Channel.
SINCERITA' - "È inutile nascondere che in campionato la situazione non è ideale, non è quella che avremmo voluto, però questa è la realtà e siamo convinti che facendo bene possiamo risalire. La posizione finale non la sa nessuno, nemmeno quelli che ora sono primi. Quello che è importante è recuperare il passo solito di questa squadra: adesso penso che stiamo percorrendo la strada giusta, fare tre-quattro risultati di fila ti dà morale per continuare. Essersi già qualificati per la Champions e da primi nel girone è importante, poi abbiamo fatto qualche risultato anche in campionato, adesso ci vuole continuità".
VECCHI A CHI? - Al Cuchu viene fatto notare che talvolta la critica parla di un'Inter fatta di giocatori vecchi e stanchi, che non hanno più fame per aver vinto tanto. Questa la sua risposta: "L'avevo sentito anche dei giocatori del Milan che l'anno scorso hanno invece vinto lo scudetto e sono tornati fenomeni. L'avevo sentito di Pirlo e adesso sta facendo la differenza nel campionato italiano. Lo sentiamo ora di noi, ma quando magari tra qualche mese non si potrà più dire perché avremo vinto qualcosa, si cercherà qualcosa d'altro. Si possono trovare mille argomenti ma questo, secondo me, potrà anche sparire. Quanto alla fame di vittorie, certamente non attaccherei una squadra come l'Inter dicendo che ha meno fame degli altri, perché se io pensassi che un giocatore dell'Inter ha meno fame degli altri, che uno sportivo che vince ha meno fame degli altri, non potrei più spiegarmi come Roger Federer, Rafa Nadal, Jordan, Phil Jackson abbiano ad esempio fatto tutto quello che hanno fatto. Usain Bolt allora non correrebbe più e oltre a questi ci sarebbero altri mille esempi. Uno che vince, dopo che assaggia quella sensazione, non la vuole mollare più".
IL DICIANNOVE - Ci si sofferma poi su qualche curiosità, tipo il numero di maglia, qualche atteggiamento scaramantico e le origini. I tifosi vogliono sapere tutto del Cuchu: "Il 19? Ora ci sono legato in maniera particolare ma quando ho iniziato è stato tutto casuale. Quando sono arrivato qui all'Inter il 19 ce l'aveva Karagounis ma mi disse che per lui non aveva un significato speciale e da campione d'Europa in carica ha avuto l'umiltà di darmi il suo numero sapendo che per me rappresentava qualcosa. Devo ringraziarlo. Perché saltello prima di andare in campo? La scaramanzia non ha spiegazione. Sono riti più che altro, fanno parte della preparazione di una gara. Per me è un modo di prepararmi, un'abitudine ormai. Il compagno più scaramantico che ho avuto? Tutti. Matti, però, non ne ho mai avuto. I più scaramantici forse in Argentina di solito sono i massaggiatori, che mettono le cose sempre allo stesso posto, etc., ma persone che fanno cose da matti per scaramanzia non ne conosco. Le mie origini? I miei antenati erano di Serra Riccò, un paesino vicino a Genova, dove sono anche stato con mia moglie e mio padre. Ho la doppia cittadinanza, argentina e italiana".
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