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Damascelli: «StramaConte, sfida tra due allenatori lontani tra loro»

Lorenzo Roca

Dalle pagine de Il GIornale, Tony Damascelli legge Inter-Juventus con le situazioni che i due tecnici stanno vivendo: «Milano e Monaco, in quattro giorni. La Juventus si ritrova di fronte due squadre pesanti della propria storia. L’ultima...

Dalle pagine de Il GIornale, Tony Damascelli legge Inter-Juventus con le situazioni che i due tecnici stanno vivendo: «Milano e Monaco, in quattro giorni. La Juventus si ritrova di fronte due squadre pesanti della propria storia. L'ultima volta che i bianconeri incontrarono i tedeschi, andarono a pareggiare in Baviera e vennero travolti e fatti fuori 4 a 1 in casa, lanciando il Bayern verso la finale di Madrid che venne trionfalmente conquistata dall'Inter. Il cerchio è chiuso, dunque, tra corsi e ricorsi. Domani si svolta. Svoltano i nerazzurri se vogliono ancora correre verso il terzo posto, svoltano i bianconeri se intendono ribadire definitivamente il loro primato e mandare il messaggio conclusivo al resto dei sognatori e romantici.L'incognita di domani è sulla condizione dei reduci e sopravvissuti delle varie nazionali ma non va trascurato il fattore ambientale perché tra Inter e Juventus (ci siamo permessi di correggere dato che su Il Giornale c'è scritto MIlan, ndr) la guerra da calda è diventata fredda, non si è parlato, nelle ultime settimane, di scudetti sul campo e di strani segnali del passato. Ma Stramaccioni ha riaperto le danze ricordando che la partita contro la Juventus non è uguale alle altre. Non lo fu all'andata, infatti, quando i milanesi demolirono l'imbattibilità interna della Juventus e la serata sbilenca, per essere morbidi,dell'arbitro e dei suoi sodali di linea. Fu un'Inter più forte di tutto e di se stessa. Stramaccioni punta, dunque sull'orgoglio, si è mourinhizzato da tempo pur essendo ancora nella fase montessoriana della propria carriera ma deve fare i conti con un collega che è lui il Mourinho del Salento, capace di rimettere in ordine fogli squadernati, con il proprio carattere ma soprattutto con le idee di gioco, assolutamente assenti nelle stagioni passate. In fondo è la partita fra questi due tipi, molto lontani tra loro, il romano celebrato troppo in fretta, in anticipo e usato come un bimbo promettente dal club, il leccese scoperto in ritardo e scomodo per una parte della proprietà. Se l'Inter è ancora di Moratti, la Juventus è di Conte. Non è poco ma spiega molto».