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L'edizione odierna del Corriere della Sera riporta una bella intervista alla tifosa interista vip Donatella Versace, in trasferta a Pechino: «Papà era un ex giocatore, di serie C. E la domenica, con lui in casa, era vietato parlare. L’Inter era tutto, per mio padre. Poi il figlio Daniel, interista sfegatato. Anche lui. Io ho fatto la stessa fine, incursioni in tribuna per le partite di Champions, per i derby... Altrimenti, quando non sono allo stadio, mi guardo le partite a casa, con gli amici».Ora la signora della moda è a Pechino per una missione utile e dilettevole (si auspica) per monitorare un mercato in grande crescita come quello asiatico (Cina, Taiwan, Hong Kong, Macao) che per l’azienda negli ultimi due anni è cresciuto del 30% sui 12 mesi precedenti. Versace ha presentato ieri le sue prime divise sociali per l’Inter, gessato con cravatta nerazzurra, mentre oggi tocca all'angolo privé per un nutrito manipolo di giocatori. «È una squadra che non si lascia mai andare, ha energia e passione, ed è quest’idea che mi ha ispirato per disegnare» dice Versace. «Eto’o e Sneijder hanno più carisma nell’indossare».Il recente passato pieno di trionfi viene ricordato con piacere da Donatella: «Meravigliosi i due anni di Mourinho, quanta adrenalina a bordocampo. In uno stadio il calcio è un’altra cosa. Energia. Il senso d’incertezza, amplificato rispetto alla tv. Peccato che gli stadi italiani non siano all’altezza. Servirebbero un po’ più confortevoli. Farebbero il bene del calcio italiano».
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