Tornare da Madrid con una Champions League in più e un Josè Mourinho in meno non era esattamente quello che Massimo Moratti aveva immaginato per festeggiare il trofeo che mancava all'Inter da 45 anni. Ma di certo il presidente nerazzurro lo aveva messo in conto. Il tecnico portoghese ha sempre avuto un ottimo rapporto con tutta la famiglia Moratti e a loro non ha mai nascosto la sua volontà di andare ad allenare il Real Madrid. Già l'estate scorsa la corte di Florentino Perez era stata pressante, ma una campagna acquisti ad hoc e il desiderio di riuscire laddove tanti suoi predecessori avevano fallito avevano convinto il portoghese a restare. Ora, però, la tripletta e soprattutto i tanti problemi con la giustizia sportiva italiana e il fallimento di Manuel Pellegrini al Real sono determinanti per il suo approdo in Spagna. Ieri sera ha pianto, moltissimo, soprattutto nello spogliatoio, perchè in questi due anni si è creata quella che lui stesso ha sempre definito una grande empatia con tutto il popolo interista, dalla società ai tifosi, passando per una squadra che gli ha dato tutto quello che poteva. Ora che la sfida italiana è stata stravinta con cinque trofei in due anni, Mourinho si sente libero di fare ciò che vuole della propria vita, come ha spiegato dopo la finale del Bernabeu. Probabilmente il portoghese incontrerà Perez domani ed entro la fine della settimana firmerà un quadriennale da 10 milioni di euro a stagione. E chissà se ripasserà più dall'Italia. Sarebbe dovuto rientrare ieri sera sull'aereo della squadra ma così non è stato, per la delusione delle migliaia di tifosi svegli fino all'alba per la festa al Meazza. Non sarà questo, però, a rovinare il rapporto con il popolo nerazzurro, così come l'addio con due stagioni di anticipo non incrinerà la stima di Moratti.
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DOPO-MOURINHO: MORATTI E L’INTER GIA’ AL LAVORO
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«Ha avuto una grande professionalità: è un grande come allenatore, come motivatore e come comunicatore», ha riconosciuto il numero uno interista, che gli sarà sempre «gratissimo» per quello che ha fatto e vinto in questi due anni. Nessuna sorpresa per le parole di addio di ieri sera, anche perchè il futuro del tecnico portoghese e la clausola da 16 milioni di euro con cui può liberarsi in anticipo, sono stati argomenti di uno degli incontri avuti a Madrid con Perez. D'altronde, la società nerazzurra già da tempo si sta muovendo alla ricerca di un sostituto di Mourinho, anche se una decisione non è ancora stata presa. A vedere la finale ieri c'era anche Sinisa Mihajlovic, che è l'allenatore del Catania ma anche il primo a sperare di ereditare la panchina di Mourinho, su cui si è seduto come collaboratore di Roberto Mancini. L'idea non dispiace ai veterani, in particolare a chi come Dejan Stankovic lo conosce da anni e ne è amico. Molta più esperienza e vittorie alle spalle hanno Fabio Capello e Guus Hiddink. Ma il primo sta per iniziare l'avventura mondiale con l'Inghilterra e non sarà disponibile fino alla metà di luglio, mentre l'olandese ha da poco firmato un contratto che da agosto lo legherà alla Federazione turca. C'è poi un'ipotesi di cui si parla in Spagna: Pep Guardiola. Ma per la stampa catalana il tecnico del Barcellona avrebbe già declinato la proposta dell'Inter. Il secondo problema di Moratti è contenere l'effetto Mourinho. Alcune delle stelle, infatti, sono tentate dall'idea di seguire il portoghese. A sorpresa, anche Diego Milito, che ha ammesso di aver ricevuto «offerte importanti» ed è stato ambiguo: «Sicuramente resto, ho tre anni di contratto e sto benissimo all'Inter», ha assicurato all'alba durante la festa al Meazza, ma poche ore prima a Madrid era stato molto più vago, spiegando di non sapere cosa gli avrebbe riservato il futuro. Un altro degli obiettivi principali del Real è sicuramente Maicon, che però dopo aver sollevato la Champions ha assicurato: «State pure tranquilli non me ne vado via». Di certo non partiranno Etòo e Sneijder, e quindi Moratti, oltre che cercare un allenatore, non dovrà passare l'estate a rifare la squadra
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