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Ecco qui di seguito l'editoriale sulla splendida notte nerazzurra dedicato dal giornalista Gianluca Rossi alla semifinale indimenticabile dell'Inter nella gara Champions disputata, e vinta per 3-1, sul campo di San Siro contro i Campioni del Mondo e d'Europa del Barcellona non più tardi di un giorno e mezzo fa. Un'impresa che già, almeno così sembra, appare dimenticata da tutti i media che già cercano altre "notizie" come se fossero alla ricerca di quel qualcosa in grado di sminuire una serata storica come quella vissuta dal popolo interista. E pensare che ancora sento l'eco della vittoria inutile dei rossoneri nei gironi di Champions contro il Real Madrid riportata a titoloni su tutti i giornali e su tutte le TV...
E' come fossimo all'intervallo, ma andare al riposo dopo aver battuto nel primo tempo di una straordinaria semifinale di Champions la squadra campione d'Europa e del mondo in carica che, per inciso, è pure la squadra più forte d'Europa e del mondo, è una gran bella soddisfazione. A volte sono così contento di rendermi conto, col sorriso a pianoforte, di essermi sbagliato, ch'è come se un gol l'avessi fatto anch'io. Fino a stasera, rimuginavo sull'eventualità del controsorpasso in campionato. Fino a stasera non pensavo che questa Inter fosse pronta per vincere la Champions già quest'anno, né tantomeno che potesse giocarsela alla pari con il Barcellona, annullando Messi, preoccupando Guardiola e addirittura spedendo in panchina Ibrahimovic a mezz'ora dalla fine per far posto al più difensivo Abidal, momento che ha fotografato la bontà della più importante scelta di mercato operata l'estate scorsa. Perché subito dopo il terzo gol nerazzurro Ibra se ne andava mogio in panchina, mentre Eto'o, la sua parziale contropartita tecnica, saltellava ancora in mezzo al campo. Quant'è bello a volte sbagliarsi su tutto! Mai avrei pensato che l'amico Txema, grande tifoso di Barcellona e del Barça, con cui mercoledì prossimo sarò al Camp Nou, potesse scrivermi al fischio finale di essere rimasto folgorato dall'Inter! Comunque vada, l'Inter ha finalmente ritrovato la dimensione europea che la sua illustre storia pretendeva da anni. E il merito di Mourinho, che non ha cambiato l'assetto tattico neppure davanti a Messi, testimonia ancora una volta la sua personalità. In Europa, questa è forse la vittoria più prestigiosa dai tempi di Inter-Real Madrid 3-1, stagione 1998-99, con doppietta di Baggio e gol di Zamorano, epoca Simoni, ma quella era solo una partita di qualificazione. Qui si è giocato per andare in finale, battendo i detentori della Champions. Ancora meglio del recentissimo Chelsea-Inter vinto a Stamford Bridge col gol di Eto'o, che ci ha portato fin qui, fino alla sesta vittoria consecutiva in Europa. Ora si va a Barcellona con più di due risultati a disposizione, perché pure qualsiasi sconfitta di misura non ci eliminerebbe. L'Inter è stata grandiosa, perché al 3-1 finale è arrivata in rimonta, dopo aver subito il gol da Pedro nel momento meno atteso, dopo nemmeno venti minuti di partita. Da lì, i nostri hanno scatenato l'inferno: non solo 3 gol, ma diverse occasioni prima e dopo ogni cambio di risultato. Sneijder ha riequilibrato la partita già alla mezz'ora, su assist di Milito, che ha poi fornito a Maicon, tornato finalmente il miglior laterale destro del mondo, pure la palla del vantaggio a inizio ripresa. E poi sempre Milito ha chiuso i giochi al quarto d'ora della ripresa. El Principe appare effettivamente in leggero fuorigioco, ma non lo era quando l'arbitro Benquerença lo ha dovuto fermare in avvio di partita su errata segnalazione dell'assistente Silva Cardinal. Ma soffermarsi su queste cose è un po' da italiani, come ha detto Guardiola. E stavolta l'Inter è europea! Poi la sofferenza fino al fischio finale, quando San Siro è andato in delirio. Un delirio opposto a quello di Balotelli, il solito guastafeste, beccato dal pubblico per il consueto atteggiamento molle, offensivo per i suoi compagni che si stavano rompendo la schiena. Mario ha reagito da bambino, al solito, gettando via la maglia. Un gesto gravissimo che verrà punito senza alcuna pietà, ma a fine stagione. Ora non è il momento, perché c'è pure un campionato da riprendere per i capelli e Mourinho lo rimetterà in campo già sabato con l'Atalanta. Francamente non ho più voglia di perdere tempo con un bambino dell'asilo. Celebro Zanetti, che a 37 anni ancora mi commuove, celebro Pandev, protagonista di una partita esemplare per dedizione, suo il break sul gol di Maicon, celebro un'intera squadra bella come la notte di San Siro. Per chi sevizia se stesso, prima che gli altri, nel reato di sprecare un talento straordinario non dedico che due righe di fredda cronaca. Oggi Mario è un uomo, si fa per dire, stupidamente solo, l'Inter invece è una squadra, un popolo, al quale prima Roberto Mancini e poi José Mourinho hanno ridato le ali. So bene che nella peggiore delle ipotesi si può pure non vincere niente, ma serate come questa restano per sempre.
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