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C'è ironia, un pizzico di presa in giro, le solite battutine che gli interisti hanno sentito nella loro vita da tifosi milioni di volte. Il Giornale parla dell'addio di Eto'o e lo racconta come l'ennesimo episodio "della storia dei grandi interisti dell'ultimo impero. Moratti si affeziona ai suoi giocattoli che lui definisce 'fantastici' e/o 'simpatici' ma costoro, sul più bello, gli voltano le spalle, ingrati, la fedeltà nerazzurra è una promessa da marinaio", si legge in un articolo apparso sull'edizione on line del giornale di Milano.
Insomma un modo come un altro per dire che in fondo chi va a giocare nell'Inter non lo fa mai perché ama la maglia (Invece chi gioca nelle altre grandi lo fa per amore). E così, per dimostrare di avere ragione Il Giornale mostra i precedenti. A cominciare da Ronaldo. "Dopo le lacrime del cinque maggio che sembravano parlare di amore eterno, fuggì come un ladro, senza nemmeno salutare i compagni di squadra e poi Ibra che rivelò ai fanatici dell'interismo di amare l'Inter, ma poi andò in Spagna per tornare al Milan. E le lacrime di Mou e Materazzi? Il portoghese doveva frignare, dare un segno del proprio tormento per una scelta sofferta, il Real Madrid, pure lui via da Milano per la Spagna, mannaggia che vizietto".
E chi legge non può fare a meno di pensare agli interisti: oltre al danno (la cessione di Eto'o), la beffa dei giornalisti. Quelli di questo stesso quotidiano per esempio, dicono che il giocatore va capito perché si è sistemato per sempre. Invece per quanto riguarda l'Inter: "Avanti il prossimo, la maglietta è pronta, bastano un bacio e la promessa di amore eterno. Post scriptum: non ho citato Quaresma. Non se ne hanno più notizie anche ad Istanbul", si legge nello stesso articolo.
DAL VANGELO SECONDO MOU - Sembra proprio che in questi 'versi' il popolo nerazzurro (e quindi pure Moratti) sia dipinto come credulone, ingenuo, inconcepibile, come 'direttamente proporzionale' ai tradimenti. Un po' come se credere nella squadra nerazzurra (solo in quella, le altre professioni di fede valgono) o in chi indossa quella maglia sia un errore imperdonabile, che porta con sè la certezza della 'presa in giro' o del fallimento. Non si può credere ad Ibra che dice 'amo il nerazzurro sin da piccolo'. Si deve però credere ad Ibra quando dice 'resterò al Milan per sempre'.
I tifosi interisti sanno benissimo perché un giocatore nerazzurro non è uguale ad un giocatore rossonero (per quanto abbia uguali nome e cognome) e proprio per quanto innamorati dei loro colori sanno benissimo riconoscere la gratitudine per un uomo che ha dato tutto, Eto'o l'ha fatto, da altri cattivi sentimenti come (per non voler usare il termine più appropriato ma troppo mourinhiano) la malafede. Intellettuale.
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