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Sentimenti, passione, sogni. Erano state le prime parole di Leonardo nel giorno della presentazione ad Appiano Gentile. Massimo Moratti era al suo fianco per ribadire che era stato proprio lui a sceglierlo. ‘Giuda’, ‘traditore’ gli urlavano i tifosi rossoneri e non solo loro. E mentre lui parlava di parole ‘da rispettare perché frutto di un legame passato’ gli interisti e lo stesso presidente si indignavano e lo difendevano. A chi osava dirgli che sarebbe potuto tornare a fare il dirigente lui rispondeva: “Voglio fare l’allenatore”.
Per questo quel terremoto parigino a metà giugno è sembrato un fulmine a ciel sereno. Gli opinionisti si sono divisi: “E’ libero di scegliere’, ‘E’ colpa di Moratti, è troppo buono’, ‘Così l’Inter impara ad affidarsi ad un cuore milanista’.
Xavier Jacobelli sul suo blog dice la sua su Leo e pure su Villas Boas: “Ognuno è libero di fare ciò che gli pare. L'importante è non prendere per i fondelli il prossimo. Ecco perché, l'Inter sopravvivrà anche alla Generazione Voltagabbana. Ma stavolta, chiunque sia il prescelto, Moratti gli imponga di cambiare lessico, quando si presenterà ai tifosi. Vietato usare quello di un brasiliano e di un portoghese che vanno dove li porta l'Iban. Va bene che tutto il mondo è paese. Ma, da questo mondo, chi ama il calcio preferisce starne fuori”.
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