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Intervistato dal magazine croato Dnevnik, Mateo Kovacic ha parlato del suo passato, del suo presente nerazzurro e del suo futuro, che vede anche al di là del calcio:
Sei nell'Inter già da un anno: come ti trovi?
“Mi è servito un po' di tempo per abituarmi, però, grazie a Dio, i ragazzi mi hanno accettato subito, il nuovo allenatore anche. Ora dipende tutto da me, devo lavorare duro e così andrà tutto bene”.
Che sensazioni avevi quando sei entrato in campo per la prima volta con maglia dell'Inter?
“E' stata una bella sensazione, però, sinceramente, non ci faccio così tanto caso. Per me il campo è sempre il campo, non importa quale: devi sempre dare il massimo. E' stato un po' diverso, ovviamente, perché era la prima volta. Ora è diventato tutto normale”.
Ora stai giocando coi migliori giocatori del mondo, quelli che una volta solo guardavi in tv...
“Sì, è assolutamente così: li guardavo e mi immaginavo come uno di loro. Ora, invece, posso stare anche io sotto i riflettori”.
Con quali giocatori parli spesso?
“Più di tutti con Handanovic e Kuzmanovic, che sono dalle nostre parti. Però parlo anche con gli altri: brasiliani, italiani, ormai riesco a parlare con tutti”.
Qualche giocatore ti ha impressionato?
“Certo. Per esempio, c'è il capitano Zanetti, che corre come un ragazzino. Poi c'è il nostro Modric che, anche se è diventato un giocatore di una squadra importante come il Real Madrid, è rimasto lo stesso ragazzo di sempre con i piedi per terra”.
Ora che siete diventati così famosi, supponiamo che ci sia tantissima gente che vorrebbe diventare tua amica. E' facile trovare un amico vero?
“Io penso che non è mai facile trovare un amico vero, non solo per un calciatore. Voglio dire che noi calciatori non siamo poi così diversi degli altri, alla fine abbiamo una vita come tutti, comunichiamo con la gente che conosciamo da piccoli, ogni giorno conosci altra gente nuova”.
Come ti immagini tra 10 anni? Sarai al top della carriera?
“Non lo so. E, sinceramente, non guardo così lontano. L'Inter è arrivata veloce, ho 19 anni e, anzi, ho firmato quando ne avevo 18. Non me l'aspettavo, e penso nemmeno la Dinamo. E' arrivato tutto all'improvviso, per questo dico che non ci penso. Spero, invece, di diventare un grandissimo calciatore e che un giorno lo possa dimostrare. Voglio che un giorno riesca ad avere una mia famiglia, perché non c'è solo il calcio. Il calcio è importante, però non è la cosa più importante nella vita: c'è la famiglia e tutto quello che porta con sé”.
Tutti dicono di te che sei una persona già matura e hai solo 19 anni...
“Sono stato sempre lo stesso. I miei genitori mi hanno insegnato come vivere in maniera indipendente e li ringrazio per questo. Hanno sempre creduto in me, mi hanno anche lasciato a vivere da solo in Croazia proprio per farmi abituare. Loro, invece, sono tornati con le mie due sorelle in Austria, dove potevo vivere anch'io una vita migliore e più agiata”.
A gara finita, con ancora l'adrenalina addosso, quale sms ti può emozionare di più?
“Veramente, il cellulare non lo guardo così tanto. Di solito, chiamo io due ore dopo la partita, parlo con i miei genitori, con gli amici. Anzi, vi dico che con loro non parlo così tanto di calcio, preferisco analizzarlo da solo o con l'allenatore, perché quello è il suo lavoro E poi detesto quando la gente che non capisce di calcio si intromette”.
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