- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
in evidenza
Zradvko Kuzmanovic ha rilasciato un'intervista a Tuttosport, dopo essersi conquistato un posto in squadra alla fine di un lungo infortunio:
Kuzmanovic, dica la verità: quando non giocava mai, c’è stato un momento in cui ha pensato di arrendersi?
«So dove sono, ovvero all’Inter, una grande squadra dove tutti vorrebbero giocare. Abbiamo soltanto il campionato ed è un po’ più dura per tutti trovare spazio. Io, però, non sono uno che scappa subito: ho aspettato, ho scelto di rimanere e sono contentissimo di questa decisione».
Che non sarà stata certo facile...
«Ci sono momenti in cui dici: “Mamma mia, io voglio giocare”. Ma all’inizio in campionato le cose andavano bene ed era giusto non cambiare mai. Quindi mi sono trovato di fronte a un bivio e ho deciso di fare il professionista, di allenarmi per bene e aspettare la mia occasione».
Cosa ha imparato venendo all’Inter?
«Sono cresciuto tanto come uomo».
Perché?
«Qui ho trovato compagni di squadra che mi hanno reso più maturo. Un tempo ero troppo nervoso e impulsivo, ora sono cambiato anche grazie al fatto di essermi trovato di fronte a grandi professionisti. Un paio di anni fa avrei “ammazzato” il mio procuratore pur di andare via, non avrei voluto parlare o ragionare con nessuno. E invece qui ho capito come deve comportarsi anche chi non gioca»
Stankovic l’ha molto aiutata in questa trasformazione?
«Sì, tanto. A volte però le parole non servono, basta guardare quello che fanno gli altri per imparare. Sapevo già da solo, quando ero a Firenze, cosa mi sarei dovuto aspettare se un giorno fossi andato in una grande squadra come l’Inter, ma “Deki” mi ha detto anche come mi dovevo comportare nello spogliatoio. Per ragioni “linguistiche”, poi, ho molto legato con Handanovic e Kovacic, però qui alla Pinetina ho un buon rapporto con tutti».
Meglio titolare in una squadra di medio livello, o vivere da precario all’Inter?
«Io a Stoccarda in tre anni e mezzo ho giocato un’ottantina di partite, mentre all’Inter gioco e non gioco. Però credo che sia meglio lottare per qualcosa di difficile da conquistare, perché questo ti fa crescere anche in allenamento dove non puoi mai adagiarti, come magari capita quando sei sicuro di avere una maglia che ti aspetta il giorno della partita».
Cosa è cambiato rispetto al gennaio 2013 quando è arrivato all’Inter?
«Quest’anno è stato tutto un po’ più semplice, anche perché ho iniziato ad allenarmi con la squadra sin dal ritiro estivo. Peccato soltanto per qualche problema fisico nella prima parte della stagione».
Kuzmanovic, il derby d’Italia con la Juventus può essere la partita della svolta?
«Speriamo, ma ci aspetta una sfida difficile perché la Juve sta molto, molto bene. Loro contro le altre big del campionato hanno fatto sempre ottime prestazioni, ma noi a Torino vogliamo disputare una grande partita».
Come si possono mettere in difficoltà i campioni d’Italia a casa loro?
«Mettendo pressione. Dobbiamo essere pronti di testa dal primo all’ultimo minuto e pensare solo a fare il nostro gioco. In più, occorre giocare per 95 minuti senza mollare».
Perché l’Inter è in crisi?
«Difficile spiegarlo: avevamo iniziato molto bene e ora è arrivato questo periodo in cui, anche talvolta giocando bene, non sono arrivati punti. Alla fine contano solo quelli. Sicuramente, rispetto a inizio stagione, ci manca qualcosa».
A proposito: cosa manca all’Inter per arrivare al livello della Juventus?
«Noi abbiamo cambiato un po’ tutto, è arrivato un nuovo allenatore che ha una sua visione di gioco e siamo all’inizio di un progetto. Alla Juve oggi funziona tutto alla perfezione, però non si deve dimenticare che qualche anno fa erano in crisi pure loro e poi ne sono usciti: quella è la strada che deve seguire anche l’Inter».
Cosa ha portato Mazzarri?
"È un grande lavoratore, è preciso, puntiglioso, in allenamento ci chiede tanta intensità. Stiamo attraversando un momento particolare ma credo che, seguendo quello che ci dice, l’Inter tornerà quella di inizio stagione. Perché questa squadra ha qualità e deve solo tornare a dimostrarlo».
Quanto sarebbe importante per il progetto tornare almeno in Europa League?
«Guardando la classifica, quello deve essere il nostro obiettivo. Anche perché, giocando in Europa, tutto il gruppo riesce a crescere più velocemente».
Se potesse togliere un giocatore ai suoi avversari, chi sceglierebbe?
«Beh, tutti... Scherzi a parte, scelgo Pirlo, il miglior centrocampista del mondo: da un calciatore come Andrea, ho soltanto da imparare. Lui vede e crea il gioco, è un fenomeno».
Tra l’altro, domenica rischia di trovarselo spesso di fronte...
«È fortissimo, gioca veloce ed è difficile togliergli la palla. Con lui in campo, la Juventus è un gradino sopra tutti».
Visto l’andazzo, quanto vi servirebbe avere il pieno appoggio dei tifosi?
Abbiamo bisogno di loro e abbiamo il dovere di dare il massimo anche per loro».
Con chi scambierà la maglia a fine partita?
«Con nessuno».
Perché?
«Non è mia abitudine, la maglia la tengo sempre per la mia famiglia».
Un sogno?
«Vincere qualcosa, restare qui a lungo e magari... fare una grande partita a Torino».
© RIPRODUZIONE RISERVATA