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Non gli si perdona niente. 33 punti in 13 partite (diciannove conquistati nella seconda frazione di gioco) sulla panchina dell’Inter, il vizio di parlare (a raffica) bene di tutti i suoi giocatori, senza mai elogiare il singolo, sempre prendendo in considerazione l’intero. Lo hanno accostato a Mourinho, hanno cercato di imporgli il suo fantasma e lui con non-chalance l’ha accolto a braccia aperte. Ha avuto la capacità riconosciuta di riportare il sorriso e la voglia di vincere tra uomini che avevano già avuto tutto. Leonardo, anche se non schiera Recoba, piace a Moratti e non solo a lui.
Gli prolungheranno il contratto, dicono dalle parti di Corso Vittorio Emanuele. E pensare che neanche voleva fare l’allenatore. “Quando arrivò al Kashima – si legge su ‘Il Giornale’ - venne accolto come il nuovo Zico e al momento del brindisi osò dire cin cin, creando un imbarazzo senza precedenti tra gli astanti. Perché in giapponese cin cin significa pene, nella sua accezione più cruda. La storia è nota perché a raccontarla in giro è stato proprio lui. Sono aneddoti che racconti agli altri quando non hai problemi e sai distinguere una cosa seria da una che non lo è”. All’Inter Leo potrebbe fare un ripasso di giapponese, Nagatomo potrebbe essere felice di insegnarglielo. Piccolo il mondo.
Intanto però c’è chi ha una cosa da notare, evidentemente più importante dei punti e del resto. Il tecnico nerazzurro non indossa mai la divisa ufficiale. “Sfila con il D&G”, assicurano da ‘Il Giornale’. Sembra un segnale: pare che qualcuno stia aspettando il primo passo falso, poi il sibilo diventerà urlo e allora tutti ricorderanno il suo passato da milanista. Diranno che il brasiliano non è stato capace di sparlare dei rossoneri, come se fosse un difetto, come se non fosse una questione di stile. Basterà ricordare la marca della giacca e addio a punti, allegria e prove di rimonta. A proposito di cose serie.
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