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Materazzi: “Una proposta dall’Anzhi? Vedremo! Mou e quella volta che il Milan…”

Eva A. Provenzano

Il suo amico Eto’o e l’Anzhi lo hanno invitato e lui ha accettato. Marco Materazzi è stato in Russia e in un’intervista rilasciata in esclusiva al quotidiano ‘Sports.ru‘ ha parlato del suo passato, del suo presente e...

Il suo amico Eto'o e l'Anzhi lo hanno invitato e lui ha accettato. Marco Materazzi è stato in Russia e in un'intervista rilasciata in esclusiva al quotidiano 'Sports.ru' ha parlato del suo passato, del suo presente e del suo futuro.FcInter1908.it vi riporta le sue parole:

ANZHI VEDREMO - "Se ho ricevuto una proposta da Kerimov? No, non c'è nessun accordo, ho semplicemente incontrato la squadra, sono stato loro ospite e voglio ringraziarli per l'ospitalità, non abbiamo discusso di altro. Se ci sarà qualcosa da discutere, ne discuteremo. Se la mia carriera è finita? No non credo proprio. Kerimov mi ha fatto un'ottima impressione. Ero con loro negli spogliatoi dopo la sconfitta, ho visto come ha parlato alla squadra in un momento così complicato, si è comportato con i suoi ragazzi più che come un capo, come un padre", confessa l'ex giocatore nerazzurro. 

ROBA DEL MESTIERE - "La cosa più strana che è successa in questi giorni in Russia? Ero in un ristorante di uno chef italiano e lui mi ha detto: 'Tu sei per me come il papa'. E' chiaro che stava esagerando, ma è stato molto toccante", racconta Matrix, sorridendo. 

INCIDENTI DI PERCORSO - A proposito del fallo di Lucio sul portiere della Roma, il giornalista russo chiede al difensore italiano se è mai successo anche a lui una cosa del genere e lui ricorda: "Mi è successo, mi sono imbattutto in un collega e ha perso conoscenza, era Luca Toni, si era fatto molto male, ma lui è un mio amico, mi ha subito rassicurato che andava tutto bene". 

SPECIAL MISTER - E l'immancabile capitolo Josè Mourinho: "Riesce a unire 50 persone: i giocatori, i medici e lo staff tecnico. Tutto il lavoro in team per lui è fondamentale... Non dimenticherò mai quello che disse a Madrid nell'intervallo, vincevamo uno a zero e lui ha detto: "Stiamo giocando troppo bene". E' così che ha dato fiducia alla squadra, è stata una mossa molto importante per incoraggiarci e non farci perdere la concentrazione. Si tratta di un allenatore geniale. Io non ho giocato molto con lui, ma mi ha fatto sentire importante per l'Inter e quando sono stato chiamato in causa ero pronto al cento per cento. Le mie lacrime quando l'ho salutato? Ero triste, ma erano più lacrime di rabbia. A Berlino invece erano lacrime di felicità. Come quelle che ho pianto quando sono nati i miei figli: sono giorni indimenticabili. L'ho detto anche a Cassano, 'Mi capirai quando diventerai papà' e mi ha dato ragione", spiega.  

RICORDI DI FAMIGLIA - E poi il capitolo Milan: "Nel dicembre del 2005 potevo passare sull'altra parte del Naviglio per giocare di più, poi ho incontrato Lippi che mi ha assicurato che sarei comunque andato in Germania e così sono stato felice di restare in nerazzurro. L'Inter, la società e i suoi tifosi, mi hanno dato tutto e chiaramente ora con i colori rossoneri addosso non riesco proprio a vedermi. Il mio derby più bello? Quello del 4 a 3. Mio figlio faceva il compleanno e io gli avevo promesso un gol. Ho segnato, mostrato la maglietta per fagli gli auguri e sono stato espulso. Il prezzo che ho pagato per fare un regalo a mio figlio che aveva cinque anni, era piccolo, ma ha capito tutto ed è stato felicissimo". Ma i tifosi interisti di più.