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Nel corso della lunga intervista rilasciata qualche settimana fa al World Soccer Digest in giapponese, Walter Mazzarri ha affrontato vari temi. Queste le parole dell'ex tecnico nerazzurro:
-Che rapporto ha avuto con i due giocatori giapponesi allenati, Najamura e Nagatomo?
Un rapporto splendido. Nakamura è un ragazzo d'oro. Lo rilanciai alla Reggina e poi venne ceduto al Celtic, portando alla più grande plusvalenza della storia del club. Nagatomo è un grande giocatore, grande professionista e uomo straordinario. Con entrambi il rapporto era fondato sulla stima e sul rispetto.
-Cosa pensa delle novità del calcio europeo? Quali squadre apprezza?
Mi piace molto il gioco espresso dalle squadre di Guardiola, prima al Barcellona, ora al Bayern. Palla a terra e calcio propositivo. Per giocare un calcio così servono giocatori di qualità, ma devo ammettere che proprio Guardiola mi fece i complimenti per come giocava il mio Napoli.
-Crede di essere burbero?
Sono solo luoghi comuni. Chi mi conosce alla fine arriva ad amarmi, mi segue e si diverte. Chi lavora con me arriva a capirmi e scopre dettagli sconosciuti, il mio vero lato. L'immagine che viene fuori dalla tv magari è di un Walter Mazzarri diverso da quello che sono in realtà. Sto lavorando anche su questo, si può sempre migliorare.
-Per i suoi colleghi lei è un antipatico, è vero?
In questo lavoro c'è grande competizione e quindi non c'è posto per amicizie vere. Posso telefonare a un tecnico che stimo per confrontarmi su questioni legate al campo, ma nulla di più, finisce lì. Non creo rapporti profondi con allenatori che non allenano e che magari vorrebbero essere al mio posto perché sarebbe tutto costruito e falso, non è da me. Non mi piacciono i rapporti ipocriti, preferisco non averne. Ho ottimi rapporti invece con allenatori come Ancelotti e altri con cui ho avuto modo di confrontarmi, notanto grande sintonia. E' tutta questione di rispetto: se tu mi rispetti, io ti rispetto.
-Come sono stati questi mesi dopo l'esonero?
Attualmente valuto tutto con molta calma. Le proposte non mancano (società italiane e stranieri hanno mostrato interesse per l'allenatore, ndr), ma sono ancora sotto contratto con l’Inter fino a giugno 2016. Ho tutto il tempo per fare la scelta migliore. Andrò dove potrò avere motivazioni forti.
-Futuro lontano dall'Italia come Capello, Zaccheroni, Spalletti, Ancelotti e Trapattoni?
Mi sto perfezionando nello studio dell'inglese con un professore madrelingua proprio per questo motivo, ma non è detto che io non vada a frequentare dei corsi in paesi di lingua inglese. Per la mia filosofia di gioco comunque mi attira molto la Liga. Non mi precludo nulla, andrò dove troverò un'idea affascinante e dove potrò avere gli stimoli giusti.
-Guidare una nazionale le piacerebbe?
Nella mia carriera spesso non ho avuto l'opportunità di costruire una squadra seguendo le mie esigenze, i miei bisogni. Anzi, per molti anni è accaduto il contrario. Ci sono stati tanti equivoci con gli operatori di mercato: chiedevo un tipo di calciatore e poi ne arrivava un altro incompatibile con il progetto tattico. Io ho potuto spesso al massimo indicare solo il ruolo, ma comunque so andare oltre e questo ha fatto la differenza. Allenare una nazionale è diverso perché si deve solo scegliere tra i migliori giocatori a disposizione. Nella mia autobiografia sostenevo di non essere ancora pronto per allenare una nazionale, ma dopo l'esperienza all'Inter lo sono.
-Ha staccato la spina?
Dopo tanti anni passati a spingere sull'acceleratore ora sto rifiatando e ho più tempo per me. E' una gran cosa.
-All'Inter si criticava spesso la sua filosofia di gioco, considerata "provinciale" e poco spettacolare. Vuole replicare?
La mia vita è contraddistinta da studio e invenzioni. Ritengo che l'allenatore sia un creativo. Tutte le mie squadre, dalla C2 alla Champions League, hanno avuto sempre un comune denominatore e la mano dell'allenatore si è sempre vista, non sono solo io a dirlo. Questo vuol dire che i calciatori mi hanno sempre seguito. Al di là dei detrattori, gli addetti ai lavori hanno riconosciuto come nelle mie squadre, compresa anche l'Inter, ci fosse sempre un'organizzazione di gioco precisa e propositiva. La Juve di Conte con la difesa a tre ha vinto due scudetti consecutivi e cambiò modulo per adeguarsi al nostro tipo di gioco, altro che provinciali. I dati sono inconfutabili. Per alcuni però anche la matematica diventa un'opinione e non c'è peggior cieco di chi non vuole vedere. Io so come funziona: i preconcetti sulla persona sono in grado di distorcere la realtà.
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