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Mazzola: «Quanti ricordi della mia vita nerazzurra. Dal Celtic a Riva a Ronaldo…»

Lorenzo Roca

L’edizione odierna de Il Giornale dedica una bella pagina all’intervista a Sandro Mazzola, ex gloria interista e ora commentatore tv. Attraverso le domande di Riccardo Signori, viene ripercorsa la gloriosa carriera di Mazzola...

L'edizione odierna de Il Giornale dedica una bella pagina all'intervista a Sandro Mazzola, ex gloria interista e ora commentatore tv. Attraverso le domande di Riccardo Signori, viene ripercorsa la gloriosa carriera di Mazzola attingendo ad aneddoti, ricordi e giungere ai giorni nostri, all'attualità del calcio nerazzurro e non:L’aneddoto che racconterebbe sempre?«Sono due. La prima volta che andaiagiocare al Filadelfia: lo stadio del grande Torino, lo stadio di mio padre. In quello stadio facevo la mascotte, vestito con scarpine e maglietta del Toro. C’ero sempre: per allenamenti o partite. Andai con l’Inter, allenava Peppin Meazza. Rimasi male perché nessuno mi venne a dire una parola, nessuno del Toro a salutarmi.Venne solo Zoso, il vecchio magazziniere di mio papà, mi portò giù nello spogliatoio: si era preso lui lo stipetto del papà e sotto, mi fece vedere, aveva messo quello con il mio nome. Poi sul campo non vidi palla. Troppo dura mettere tutto alle spalle. Alla fine ero mogio, Meazza capì. Venne da me, mise una mano sulla spalla e mi disse in milanese: ho capito. Oggila partita non conta niente».Il secondo ricordo?«La prima finale di coppa Campioni con il Real Madrid, la squadra dei miei sogni. Allora non avevamo la Tv in casa: io andavo a bere una spuma al bar sotto casa per vedere le sue finali. Incontrai Di Stefano, il mio idolo: sembrava di vedere mio padre. Era immenso, grande, alto, ci vedevo tutto. Lo guardavo quasi estasiato, finché non venne Suarez che mi prese per il braccio e mi disse: "Allora andiamo a giocare la finale o continui a guardare Alfredo?».Per quanti anni Sandro è stato solo il figlio di Valentino?«Quando giocavo fra i ragazzi era un massacro. Li sentivo tutti, magari erano pochi ma li sentivo: quello non è bravo come il papà, il papà un’altra cosa. Una sinfonia...»La partita mai persa?«La finale con il Celtic Glasgow: persa 2-1. Eravamo in vantaggio, avevo segnato io su rigore. Era impossibile farci gol: avevamo una difesa di ferro. Tante volte ho ripensato come mai abbiamo mollato così? Me la sogno ancora di notte: vedo lapartita, sogno tiri e contro tiri fuori e sul palo».Mazzola ha visto tutto nel calcio?«No, il calcio sa sempre proporre qualcosa di nuovo».Dica calcio e pensi: sconcio...«Ho visto qualche sconcio, ma fa parte del mondo in cui viviamo. E il calcio è infinitamente meno sconcio rispetto ad altro».La classifica dei suoi tre migliori allenatori?«Primo il mago Herrera. Poi Edmondo Fabbri, fantastico. Al terzo mettiamoci Valcareggi: aveva l’intelligenza di ascoltare i giocatori».L’acquisto migliore della carriera dirigenziale?«Ronaldo,faceva cose da mostro. È il Messi di oggi con più forza fisica, allungo, era il calcio».Nel pedigrèe potevano entrare anche Platini e Falcao...«Platini, Falcao e Ancelotti. Il presidente del Parma ce lo dava solo a metà e senza diritto di riscatto. Fraizzoli mi disse: ma quello è un Beccalossi. Io: no, va bene per giocare dietro Beccalossi. Fraizzoli disse: senza riscatto, non lo prendo».Platini o Falcao avrebbero tradito l’Inter come Ronaldo con il Milan?«No, altra mentalità, altri tempi, altro calcio».Un compagno che avrebbe voluto in squadra?«Gigi Riva: nell’Inter sarebbe stato fantastico».