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Seconda parte della lunga intervista a Diego Milito dalle pagine della rivista Undici che ripercorre i trascorsi nerazzurri della sua carriera:
Nel 2010 non fai parte della lista dei 23 per il Pallone d’oro. Pensi che la tua discrezione abbia pregiudicato i tuoi interessi nel calcio moderno?«Non so se il mio stile mi ha veramente fatto perdere qualcosa. Non mi è mai piaciuto mostrarmi e parlare di me alla stampa, questo è certo, anche se so bene che fa parte del mestiere. Dall'inizio ho scelto di essere discreto, tranquillo. Dato che non era una mia decisione, non ho l'impressione di aver subito niente. Quando ero ragazzo vivevo per questo sport. Ho vissuto tutta la mia carriera per il calcio e niente più: il gioco, non tutto ciò che cìè oltre. Sono stato amato e rispettato ovunque sono andato. Sarò sempre grato a questo sport, non ho nessun rimpianto. Ho giocato un Mondiale, ho vinto la Champions, ho fatto due volte la Copa América, ho realizzato la maggior parte dei sogni che avevo da bambino. Mi sarebbe piaciuto giocare con Ronaldo o Zidane ed essere allenato da Guardiola, Ancelotti o Capello, ma sarebbe ingiusto chiedere di più».
Sai che Sir Alex Ferguson aveva detto che eri il suo Pallone d’oro nel 2010?«Sì, lo avevo sentito. Vedi, quando belle parole vengono da un allenatore così prestigioso che conosce tanto il calcio, per me è tanto importante quanto il titolo in sé. È un orgoglio immenso».
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