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Mourinho: “Dopo il Real torno in Inghilterra. Nessuno sa di me…”

Eva A. Provenzano

José Mourinho. Un nome, una leggenda. E non solo per gli interisti. Antipatico si, forse, ma c’è da ammetterlo, un grande, grandissimo allenatore. Inutile usare la parola ‘comunicatore’, perché se un tecnico vince – ed...

José Mourinho. Un nome, una leggenda. E non solo per gli interisti. Antipatico si, forse, ma c'è da ammetterlo, un grande, grandissimo allenatore. Inutile usare la parola 'comunicatore', perché se un tecnico vince - ed è l'unico al mondo - in quattro campionati e Nazioni diversi, allora, non può essere un caso. Forse è una predestinazione. 

CHE FATICA - Il portoghese ha rilasciato un'intervista alla Cnn, parole con le quali si è raccontato a 360°. Mica facile essere uno Special One. "Odio la mia vita sociale, odio non poter vedere le partite di mio figlio in santa pace, come fanno tutti i papà del mondo: io devo invece subire quelli che mi vedono sugli spalti e mi insultano e per colpa mia insultano mio figlio, o quelli che mi chiedono un autografo o la foto". Eh già, 'quanto costa fare finta di essere una star'... Nota la sua capacità di 'fare i titoli', di essere teatrale in sala stampa: per questo certi giornalisti lo ammirano, altri lo disprezzano. Con lui non esistono molte vie di mezzo.

PARTITA NELLA PARTITA - L'episidio del dito nell'occhio di Tito Vilanova gli ha riservato tante critiche: "Penso che sia abbastanza normale perché la gente pensa che mi conosce, ma non sa nulla di me. La gente conosce l'allenatore, nei novanta minuti di una partita e io là sto solo facendo il mio lavoro, non lo faccio per divertimi, il divertimento è una conseguenza. Sono lì per fare il mio lavoro, io sono lì per vincere. Ci sono io con la mia squadra e inseguiamo la vittoria. Sono lì e io vivo il gioco, io vivo la partita come se fosse l'ultima partita della mia carriera. Poi c'è la sala stampa e anche lì c'è una partita da giocare. Prima della gara e dopo la gara, ma è una partita".

MEMORIE PRIVATE - Insomma c'è un Mou che nessuno conosce davvero: "La gente non mi conosce come un amico, come un padre di famiglia, in qualità di dirigente all'interno del mio gruppo, dal rapporto che ho con le persone che lavorano nel club. Quindi non mi lamento e non dico che le persone sono sbagliate o che la gente mi guarda con l'occhio sbagliato. No, queste persone vedono quello che vedono". 

THE BOSS - I suoi detrattori non se ne liberaranno molto presto: "Allora, sai, mi piacerebbe essere con la mia famiglia per la strada come una persona normale e non posso, quindi sono una persona completamente diversa nella mia vita privata. Mi tengo per me, tengo alle persone che mi sono vicine e un giorno, quando i miei finiture di carriera, spero che avrò ancora qualche anno per essere una persona normale perché voglio finire la carriera a 70 o 75. Ferguson è il boss. Lo chiamo così perché è il capo degli allenatori e spero che quando torno al calcio inglese sia ancora alla guida del Manchester United".

A VOLTE (NON) RITORNANO - Si, ha detto Inghilterra. Dopo il Real vorrà tornare ad allenare in Premier League: "Non ci penso adesso, ho un contratto di quattro anni con il Real e quando ho firmato l'ho fatto perché volevo essere al Real Madrid in questo periodo della mia carriera e non penso ad un altro club. Ho solo detto apertamente che per molte ragioni, dopo Real Madrid, Inter, Italia, Spagna, Chelsea, Inghilterra, Porto, Portogallo, dopo questo progetto, il passo successivo sarà l'Inghilterra per molte ragioni, ma quando non lo so".