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José Mourinho ha concesso un'intervista a FourFourTwo e ha parlato di sé, del suo passato, del futuro. L'intervista è stata ripresa dal sito de La Gazzetta dello Sport. Ecco cosa ha detto:
BRAVI SI DIVENTA - "Per essere un grande allenatore devi avere un po' tutto. Se sei bravo, ma non c'è empatia con i tuoi giocatori non puoi fare nulla. Anche se hai un metodo chiaro, hai tanti assistenti, ma non sai allenare o non sai gestirli, sono guai. Un tecnico bravo ha tutto".
REAL - "Sono il miglior allenatore della storia del Real Madrid che è il più grande club del mondo. Ho fatto 100 punti con 121 gol, siamo diventati campioni contro il miglior Barcellona. Ho vinto il campionato dei record, questo è il mio posto nella storia del Real".
RITORNI - "Ho sempre sperato di tornare al Chelsea, è la sintesi dei desideri: è il Paese che mi piace, dove è bello vivere e lavorare e con il club ho una grande intesa. E' stata una coincidenza voler tornare in Inghilterra e trovare il Chelsea libero. Casa mia è il Portogallo, ma Londra è un posto ottimo anche per i miei figli. Qui la gente ti fa vivere sereno perché sanno cosa significa lavorare nel mondo del calcio".
QUESTIONE DI FEELING - "Solitamente costruisco con i miei giocatori un rapporto che dura sempre. Basato sull'onestà, anche se la verità che gli dici non è quella che vogliono sentirsi dire. Con me loro sono leali come lo sono io. A volte alcuni giocatori non hanno avuto successo con me, ma il nostro rapporto era comunque fantastico, sempre basato sull'onestà e sulla comunicazione".
VINCERE E POI ANDARE - "Ho fatto tutto quello che volevo nella mia carriera e ho vinto tutto quello che volevo vincere, sono stato nei Paesi che mi piaceva conoscere. Ora voglio ripetere il passato, adattare il mio metodo a situazioni diverse per crescere. L'esperienza è importante, non puoi sempre giocare nel modo che vuoi quindi deve adattarti al migliore sistema per i tuoi giocatori e la tua squadra. Per quanto mi riguarda, quando realizzi di avere il pieno controllo puoi anche andare via. Per questo ho lasciato l’Italia dopo due anni e la Spagna dopo tre".
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