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A costo di sembrare sfacciato. José Mourinho è così, dice quello che pensa sempre, non gli importa se rischia di apparire presuntuoso. In un'intervista rilasciata ad Audi Magazine, l'ex allenatore dell' Inter parla di sè: "Corri sempre il rischio di sembrare antipatico, ma mi considero un grande tecnico, per quello che ho vinto, ho avuto successo in molti Paesi e credo che sia semplice adattarsi al modo di vivere di culture diverse", racconta.
SPIRITO VINCENTE - Di vittorie ne ha avute tante: "E il bello - dice - è che nessuno può togliermele, non sono abituato a festeggiare e a godermeli molto a lungo quei momenti perché voglio tornare a vincere di nuovo. Mi piace veder gioire gli altri, dar loro il mio contributo perché possano essere felici, questo mi dà ancora più gioia che vincere trofei".
IL BELLO - Il suo è uno 'sporco lavoro, ma qualcuno lo deve pur fare'. "Il bello di questo mestiere è sapere che nel giro di poche ore puoi essere l'eroe o il colpevole. Se per quindici giorni non vivo alcuna partita sento che mi manca qualcosa", spiega.
DNA - Ha un talento speciale: "Il carattere. Senza quello - che fa la differenza - non si arriva lontano. il carattere è al servizio del talento. Rispetto tanto chi sa sfruttare il proprio talento e invece non ammiro chi non lo sfrutta per fare carriera".
VITA PRIVATA -Mou si descrive così: "Sono uno timido che crede molto nella famiglia. I miei figli nel calcio? Devono fare solo quello che vogliono. Mio padre ha giocato e ha allenato, ma non mi ha mai fatto pressioni sulle mie scelte".
FUTURO - "Tra vent'anni arriverà la fine della mia carriera, mi ritirerò quando avrò più o meno settanta anni. Spero allora di essere orgoglioso di me e della mia carriera. Quando dirò questa è la mia ultima partita da allenatore, lascerò il calcio".
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