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Stefano Sensi e Amadou Diawara rappresentano di sicuro due tra le promesse più ambite e ricercate dalle grandi del nostro calcio. In comune, i due - rispettivamente del '95 e del '97, in forza a Cesena e Bologna - hanno un passato nel San Marino: nella scorsa stagione, entrambi hanno giocato nel club di cui è presidente Luca Mancini.
Oggi il numero uno del San Marino ha parlato di loro a calciomercato.com. Queste le sue parole.
Da San Marino all’interesse dei grandi club in pochi mesi, cosa si prova?“Sicuramente orgoglio, tanto. Ma anche delusione, perché il calcio italiano non crede nei giovani. C’è poca voglia di puntarci, solo pochi mesi fa nessuno aveva creduto in loro. Ora Diawara e Sensi hanno prezzi altissimi, si potevano prendere a cifre molto basse in estate. Ma non c’è lungimiranza”. Hanno due storie diverse, partiamo da Sensi.“Stefano l’ho avuto al Cesena, quando ero direttore generale. Lì ha giocato tre anni in Primavera, poi l’ho portato io a San Marino nel 2013. Secondo gli osservatori era troppo basso. E Verratti allora? E Pizarro? In Lega Pro ha giocato due anni e nessuno l’ha visto”.È il nuovo Verratti?“No, è diverso da Verratti. È un play basso, può fare anche il trequartista. Abbiamo avuto un allenatore spagnolo, Fernando De Argila, che dice che è più forte di Xavi alla sua età. Da noi era talmente bravo che lo vedeva anche un cieco. Come hanno fatto gli osservatori a non accorgersene? Dov’erano? È passato sotto al naso a tutti, già in Primavera a Cesena si vedeva che fosse di un altro livello. È stato merito di Drago, che l’ha visto in allenamento e ha deciso di puntarci. In una categoria più alta può fare anche meglio, perché gli danno meno calci e ci sono più spazi per giocare. È da Serie A”. Diawara invece è arrivato in modo diverso.“Sì, lui l’abbiamo preso in un provino in Guinea. Arrivò nel maggio del 2014. Ora abbiamo altri tre ragazzi dalla Guinea e siamo andati anche in Cile. Ha esordito nel febbraio 2015, all’inizio era extracomunitario, ora ha il passaporto italiano. Me lo sentivo che sarebbe diventato così, in allenamento era straordinario. È anche un bravissimo ragazzo, è rimasto legato a noi. Pensate che pochi giorni fa è venuto allo stadio per la partita col Parma”.È vero che Juve e Inter l’hanno cercato quando era al San Marino? “Sì, è vero. La Juve è stata una settimana con me. Però hanno detto che non era pronto. Con l’Inter c’era un accordo, ma non hanno potuto prenderlo per il Fair Play Finanziario”. E poi è arrivato il Bologna…“Corvino veniva qui a vedere gli allenamenti di nascosto, è stato l’unico a crederci davvero”. Che giocatore ricorda?“Sicuramente si avvicina a Yaya Tourè come caratteristiche. È un giocatore da Premier, ha intelligenza tattica soprattutto in fase difensiva. Non mi stupisce che sia titolare in Serie A, non ci ha puntato solo Delio Rossi, ma anche Donadoni. Due allenatori diversi hanno creduto e credono in lui, questo vuol dire molto”.
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