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Come ogni lunedì Mario Sconcerti dice la sua sul campionato, un campionato che lascia quasi incredulo l'editorialista del Corriere della Sera:
Ranieri ha vinto togliendo Totti e De Rossi. Difficile trovare una mossa altrettanto trasgressiva nella storia della Roma. Potrebbe anche capitare a Ranieri di pagarla, almeno uno degli esclusi ha un concetto potente di se stesso e certamente non ha gradito (Totti). Ma non ora, non in questo tempo in cui Ranieri rischia di vincere uno scudetto incredibile. Non tanto per il distacco che ha saputo cancellare dall’Inter, quanto perché guida benissimo la squadra meno forteL'Inter ha tutto più della Roma. Più storia, più ricchezza, più forza politica, più giocatori, più qualità, più abitudine a vincere. Non mi è mai capitato in tanti anni di vedere uno scudetto vinto da chi era meno forte. Adesso sta accadendo. Forse è presto, forse già domenica il calendario aiuterà i più forti, ma a quattro giornate dalla fine la Roma resta attaccata al suo primato con un'astuzia e una bravura che sono quasi interamente del suo allenatore. Invecchiando Ranieri è diventato un grande tecnico. È sempre voluto andare di pari passo alla vita, qualche azzardo, ma senza staccarla troppo. Ora è come se lo schiaffo della Juve gli avesse fatto perdere l'ultima vergogna. Non fa più solo quello che deve, fa quello che gli piace, quasi quello che gli pare. Questo derby e questa classifica, resteranno legati alla sua decisione di togliere Totti e De Rossi nello stesso istante, di lasciare orfana la Roma della sua pesante leggenda per mandarla alla ricerca di un calcio più semplice e appropriato. Non è come togliere Cambiasso e Milito, è molto di più. È avere il coraggio di caricarsi sulle spalle vent'anni di argomenti nazional-popolari, di slogan per uomini soli (le donne non ci cascano), capitan presente e capitan futuro, e provare a giocare semplicemente a calcio. Totti e De Rossi giocheranno di nuovo domenica prossima, ma nessuno li aveva mai messi fuori in un colpo solo e per di più in un derby che la Roma stava perdendo. Questa è sfacciataggine alla Mourinho, è la bravura e la fortuna di un allenatore diventato finalmente grande. Se devo essere coerente, dirò che non riesco a credere allo scudetto della Roma. È contro tutti i miei numeri, è un'eccezione troppo audace. Ma il presente è questo ed è quasi finito. Paradosso Milan. Perché un tecnico che da 13 anni è in Italia si accorge improvvisamente di avere nostalgia dei figli e a quanto pare comunica di volersene andare? Questo sarebbe dilettantismo puro. Conosco Leonardo, è una persona seria. Non è possibile sia questa la storia. Più probabile lo stiano mandando via senza volerlo dire e si abbia ora bisogno di salvaguardare una decisione che si ritiene impopolare. Era bella l'immagine del Milan sentimentale di Leonardo, una specie di comune tra Saint Simon e i figli dei fiori del calcio, lo dico sinceramente. Ma poco a che vedere con i risultati. Il Milan ha tutti i parametri in rosso rispetto a un anno fa. Capirei anche se Berlusconi volesse andare oltre. Basta essere sinceri.
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