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Un confronto difficile. All’Inter c’è stato un'era prima Mourinho e un dopo Mourinho. Tutti gli allenatori che sono arrivati dopo il portoghese hanno in qualche modo dovuto confrontarsi con l’ombra del predecessore.
GLI ALTRI -Benitez (“l’antitesi, che in comune con il tecnico di Setubal aveva solo l’internazionalità, vinse con esperienza, ma la piazza non era ancora pronta, sbagliò tempi e modi”), Leonardo (“ha ripristinato i suoi metodi, lo ha citato spesso in conferenza stampa, la sua avventura in nerazzurro finisce presto, ma con una Coppa Italia”), Gasperini (“Non c’è stato neanche il tempo per azzardare il paragone”) e Ranieri (“Il nemico che con lo Special One aveva in comune solo l’esperienza al Chelsea”).
IL PRESENTE - Adesso tocca a Stramaccioni. E in un suo servizio per SkySport24Matteo Barzaghi sottolinea come nell’attuale tecnico interista ci sia un pizzico di ognuno dei quattro allenatori che si sono seduti sulla sua panchina prima di lui e un po' di Mou: “Qualcosa in comune con tutti. Molto in comune con José: l’empatia con gli interisti, il modulo preferito, le smorfie, le reazioni, la duttilità, la capacità di allenare, di difendere il gruppo. Simile nell’aspetto e nei modi - spiega il giornalista - non nell’esperienza e nella bacheca. Perché per diventare come Mou alla fine bisogna vincere”.
E per questo il giovane allenatore voluto alla guida della sua Inter dal presidente Moratti, tutte le volte che gli nominano il pluripremiato collega, risponde: "No, grazie. Io non sono come lui, questo paragone non esiste. Al massimo posso aspirare alle sue vittorie, sarebbe un sogno". Pure per gli interisti.
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