- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
in evidenza
Andrea Stramaccioni, protagonista di "Saranno signori del Calcio" su Sky, si è raccontato e ha raccontato anche passaggi della sua avventura all'Inter:MORATTI CALLING - Sulla chiamata di Moratti all'Inter, dice: "Atterrammo da Londra il lunedì. Onestamente, mi ero svegliato con qualche ora di ritardo, per via della nottata. Trovai tantissime chiamate di Piero Ausilio, lo richiamai e gli dissi: 'Direttore, cos’è successo?'. E lui: 'Il Presidente si è messo in testa un’idea strana. Se ti dovesse chiamare…'. Ed io: 'Ma per cosa?'. E lui: 'Ha in mente di darti la prima squadra'. Mi ritrovai in un ufficio legale e c’era un tavolo con un posto libero di fronte al Presidente Moratti. C’erano anche Marco Branca, Piero Ausilio e Angelo Mario, il figlio del Presidente. Cominciò una lunghissima chiacchierata di quasi quaranta minuti in cui parlammo della prima squadra, di come l’avrei fatta giocare se fossi stato l’allenatore, una chiacchierata bellissima alla fine della quale si abbassò un po’ l’occhiale, come faceva lui, e disse: 'Senta, non me ne frega niente di quello che penseranno, lei è il nuovo allenatore dell’Inter'. E io sono cascato dalla sedia".ORGOGLIO - Ma il presente di Stramaccioni è sulla panchina dell'Udinese: "La chiamata di Gino Pozzo all’Udinese è stata per me un motivo di grande orgoglio. Attirare le attenzioni di un club così, per un allenatore giovane come me, rappresenta il massimo. L’Udinese è il simbolo di organizzazione, programmazione, progettualità. Le parole di Gino Pozzo sono state la dimostrazione che qualcuno avesse apprezzato il mio percorso, il mio lavoro sul campo. Qualcuno che aveva saputo staccare le problematiche extra-campo dell’Inter da quello che ero stato invece come allenatore".FUTURO GIALLOROSSO? - "Da bambino ero tifoso romanista, sono stato per 10 anni abbonato in Curva Sud e non lo rinnegherò mai, perché secondo me è stupido chi rinnega sé o il suo passato. A Roma ho la mia famiglia, ho la mia vita, ho tanti amici, sicuramente un giorno la mia vita umana, non calcistica, finirà lì. Rappresenta, però, qualcosa di troppo grande adesso. Ma non è mancanza di ambizione, io sono orgoglioso adesso di essere all’Udinese. E’ normale che, se un giorno capitasse questa possibilità, sarebbe una grandissima soddisfazione. Però, non so perché, ma essere romano e allenatore della Roma è sempre stato un binomio difficile, perché essere romano e lavorare a Roma non sempre è facile. 'Nemo propheta in patria'”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA