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SUAREZ: “GRANDE MERITO AL BAYER, MA IL CAMMINO DELL’INTER E’ STATO PIU’ DA GRANDE SQUADRA”

È tornato nella sua Spagna sperando di assistere domani al Bernabeu al trionfo della sua Inter. Luis Suarez appartiene alla ristretta cerchia degli immortali del pallone, i campioni che hanno segnato un’epoca comunque ricca di astri (Di...

Giovanni Montopoli

È tornato nella sua Spagna sperando di assistere domani al Bernabeu al trionfo della sua Inter. Luis Suarez appartiene alla ristretta cerchia degli immortali del pallone, i campioni che hanno segnato un'epoca comunque ricca di astri (Di Stefano, Puskas, Eusebio, Pelè il poker d'assi del suo tempo). Dall'ultimo successo nerazzurro in Coppa dei Campioni sono passati 45 anni e la memoria storica del regista di La Coruna, protagonista sia nel '65 col Benfica che nel '64 con Real («la sera più bella della mia carriera»), si accende per qualcosa più di una speranza: «L'Inter di Mourinho è attrezzata per chiudere il tris di successi che hanno illuminato la stagione della conferma. La squadra ha saputo offrire squarci di bel giocoM ma soprattutto, sempre, ha dimostrato una grande crescita collettiva. L'amalgama frutto dell'adesione dei campioni al progetto perseguito dal tecnico». Quindi Inter favorita, ma che tipo di ostacolo può offrire il Bayern? «Dobbiamo considerare che i nerazzurri devono rinunciare a Thiago Motta, mentre il Bayern lascia per strada Ribery, e il gap è considerevole, data la qualità del francese. Ma Van Gaal è un vecchio lupo delle panchine, un tecnico abile, esperto che ha ridato vita a una squadra che era in grosse difficoltà. E il corso della stagione lo ha in parte favorito». «Ha eliminato la Juventus - prosegue Suarez - ma poi ha fatto fuori la Fiorentina più per colpa dell'arbitro che per propri meriti. Sono cresciuti molto alcuni giocatori tra cui Robben, che ha trovato una consapevolezza maggiore in fase conclusiva. Poi sull'onda dell'entusiasmo l'olandese ha fatto la differenza anche con il Manchester United, mentre con il Lione non c'è stata storia». «Grande merito al Bayern, ma il cammino dell'Inter è stato più sicuro, più da grande squadra», sottolinea Suarez. Robben da una parte, Cambiasso e Sneijder dall'altra. Il Real quanta autocritica deve fare? «Spesso ci sono infortuni, distrazioni, cali di forma, è difficile fare un computo di responsabilità. Certo che i due olandesi quest'anno hanno trovato l'habitat ideale lontano da Madrid». Domani Suarez sarà al Bernabeu ospite dell'Inter: «E spero di vedere una grande partita. L'ultima di Mourinho? Vedremo, d'altronde decide lui se restare, non lo si può trattenere. Un tecnico simile a Herrera per carisma, personalità, capacità di motivare il gruppo, profonda conoscenza tecnico-tattica». «Decisivo può essere Milito, attaccante completo e in forma che mi ricorda Gerd Mueller per la capacità di trovarsi sempre al momento giusto a contatto del gol», spiega. Chi è un regista alla Suarez? La buona educazione non consiglia al grande di Spagna bugie: «Per alcune caratteristiche Xavi, per altre Fabregas, ma forse in un certo periodo l'unico nel quale mi sono rivisto è stato Pirlo». Ennesima ambita medaglia per il regista campione del mondo del Milan che Lippi può prendere di buon auspicio in vista del Sudafrica

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