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Ai microfoni di calciomercato.com, Renzo Uliveri, presidente dell'Associazione Italiana allenatori, analizza i vari casi che hanno caratterizzato questa settimana calcistica, tra cui l'atteggiamento di Chivu nella partita di sabato sera giocata contro la Roma. "Quello di Chivu è stato un atteggiamento abbastanza villano. E ne abbiamo visti altri in quella partita. Chivu deve fare il suo lavoro e se gli tocca in qualche momento di difendere uno contro due ci sta. Se l'allenatore la partita l'ha preparata in quel modo ci sta. Non può essere lui a indicare luomo che deve essere lì ad aiutarlo. Vuol dire voler prendere un altro ruolo. Il calciatore deve fare il calciatore e questo deve essere ben chiaro sempre. L'allenatore è quello che decide: chi gioca, chi va in panchina, chi va in tribuna, decide il modulo, decide le sostituzioni. Questo bisogna che i calciatori se lo mettano bene in testa. Tanto per dire, all'Olimpico non c'è stato solo il caso Chivu. Abbiamo visto anche Adriano rifiutarsi di entrare e credo che sia la mancanza più grave che un calciatore possa fare. Lì ora non dipende dall'allenatore, ma dalla società, che gli può togliere lo stipendio perché si è rifiutato di lavorare. E poi c'è anche il caso Totti: non so se sia vero, ma da quello che si legge pare che Totti abbia chiesto spiegazioni sulla sua sostituzione, per sapere se è stata una scelta tecnica o meno. Il calciatore va fuori quando l'allenatore, che cerca di fare le cose per il meglio, lo decide. Oltretutto, Ranieri una giustificazione al cambio l'ha anche data pubblicamente, spiegando di aver voluto inserire un giocatore scattante contro una difesa che gli sembrava affaticata. Scelta logica, che ha portato oltretutto alla vittoria. Riappropriamoci con durezza del nostro mestiere. Noi dobbiamo sostenere i calciatori nelle loro rivendicazioni, ma perché le riteniamo giuste, poi ognuno al suo posto. E' un discorso che riguarda anche l'atteggiamento nei confronti degli arbitri: l'arbitro deve fare l'arbitro e tutti devono stare zitti, nessuno deve brontolare, neanche il giorno dopo. E mi rivolgo anche agli allenatori. Durante la partita ci sta, c'è tensione, ma vedere in televisione un allenatore che parla per un quarto d'ora dell'arbitro è una scena abbastanza brutta. Bisogna tornare alle regole elementari, rigide. Ognuno faccia il suo mestiere. Se il ko con la Roma è il campanello d'allarme per Benitez affinchè inizi a plasmare la "sua" Inter? No, no, Benitez sta già lavorando a un cambiamento radicale. Innanzitutto sta giocando con una difesa altissima, mentre l'anno scorso la difesa dell'Inter stava bassa e tentava il recupero di palla dieci-venti metri sotto la metà campo. Ora vanno a pressare alto, con la difesa altissima, incorrendo anche in qualche pericolo di troppo in qualche occasione. E poi questa è una squadra che palleggia di più rispetto a quella di Mourinho. Qualche volta funziona e si è vista un'Inter spettacolare, come nel secondo tempo della Supercoppa italiana con la Roma o il secondo tempo a Bologna. Quando è stata un po' sulle gambe come all'Olimpico invece si è vista un'Inter così così. In ogni caso, stiamo assistendo a un cambiamento radicale nel gioco della squadra".
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