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Purtroppo ogni paese ha i suoi problemi legati al mondo del calcio, in Israele i campionati di A e B sono stati sospesi dopo una maxi-rissa alla fine della partita tra l'Hapoel Ramat Gan e l'Hapoel Bnei Lod (squadra mista arabo-ebraica), appartenenti alla Leumit League, la seconda divisione israeliana, e in lotta per un posto nella massima serie. La partita si era conclusa con un pareggio. Mentre i giocatori si apprestavano a tornare negli spogliatoi si è scatenata in campo una furibonda rissa che ha coinvolto quasi tutti i calciatori e uno degli allenatori. Da rilevare anche la curiosa presenza di un paio di giornalisti che, microfono in mano, si sono gettati in mezzo alla mischia per raccogliere testimonianze il più "calde" possibile. Diciotto sono stati poi portati in commissariato e sono stati interrogati dalla polizia. Undici sono stati posti agli arresti domiciliari. Non si tratta di un episodio isolato, il 31 marzo scorso infatti, in Maccabi Petah Tikva-Hapoel Haifa, un calciatore della squadra ospite era finito in ospedale e quella di casa è stato punita con tre punti di penalizzazione in classifica da scontare nella prossima stagione. Fortissima la reazione dei presidenti delle squadre di calcio del Paese: i proprietari di due club calcistici hanno reso noto di volerli vendere, non potendo più tollerare episodi di violenza. E alcuni sindaci hanno minacciato di revocare il permesso alla utilizzazione degli impianti. Ora la stampa sportiva invoca per i violenti misure punitive straordinarie.
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