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le rivali
Sembra un Qarabag molto sicuro di sé quello che è arrivato a Milano per sfidare l'Inter in Europa League, sembra deciso a giocarsela alla pari con i nerazzurri e, tra l’altro, anche in maniera provocatoria (sia chiaro, nel calcio ci sta). Ecco dunque che Nurlan, per esempio, l’addetto stampa della squadra, ieri nell’hall dell’albergo dove gli azeri sono in ritiro, indossava una maglietta del Milan.
Dopo l’allenamento mattutino al centro sportivo Aldini - un’ora abbondante - è tempo di relax con foto, sorrisi e chiacchiere dopo cena. Gurban Gurbanov, il tecnico azero (ex attaccante) non parla inglese, Nurlan filtra e traduce. Gurbanov è il primatista di reti in nazionale (14 gol in 67 partite) e ha affrontato l’Italia in un match di qualificazione a Euro 2004 (7 settembre 2002 a Baku, vittoria azzurra 2-0, c.t. Trapattoni).
Il Qarabag non è solo una squadra di calcio. È il simbolo di una popolazione costretta a scappare dalla regione omonima. Era il 23 luglio 1993: gli armeni rivendicarono quella zona e occuparono e distrussero la capitale Agdam, giusto un mese dopo che il Qarabag si laureasse campione azero. La squadra si è così dovuta trasferire, insieme ad un milione e mezzo di persone. Una diaspora. Ora gioca e si allena a Baku. 21 anni dopo il Qarabag è diventato di nuovo campione.
Il proprietario è Abdulbari Gozal, industriale nel settore alimentare con grandi disponibilità economiche (martedì una delegazione del club ha fatto visita alla Juve). Curiosità finali: i tifosi sono sparsi per il Paese, il nocciolo azero è musulmano (prega 5 volte al giorno), il fotografo che scatta foto a raffica indossa la maglia del Besiktas, il figlio del tecnico Musa (10 anni) si è allenato a San Siro con la squadra. E Nurlan? Durante l’intervista aveva la 10 del Milan con il suo nome. Il cognome forse avrebbe acceso gli amarcord: si chiama Ibrahimov.
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