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Capello: “Milan, atteggiamenti inaccettabili. Theo? Ha portato solo negatività. Non deve…”

Gianni Pampinella Redattore 
Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Fabio Capello è tornato sulla sconfitta del Milan a Firenze

Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Fabio Capello è tornato sulla sconfitta del Milan a Firenze. Il tecnico ha rimarcato alcuni atteggiamenti discutibili da parte dei giocatori rossoneri. "Ho visto una squadra scesa in campo senza voglia di lottare. Ogni tanto si svegliava, 10-15 minuti di buon calcio e poi tornava ad assopirsi".

Questione di atteggiamento?

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«Assolutamente. Il Milan a Firenze ha perso innanzitutto perché ha desiderato meno la vittoria di quanto lo abbiano fatto gli avversari».

Detta così è grave: più colpa dell’allenatore o dei giocatori?

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«Difficile dirlo dall’esterno. Di sicuro la squadra aveva perso continuità già con Pioli dopo lo scudetto. Intendo in fatto di rabbia e cattiveria. Con Fonseca le cose da questo punto di vista non stanno migliorando».

A Firenze anche gli episodi hanno avuto la loro parte. Partiamo dai rigori sbagliati: Fonseca si è detto arrabbiato perché il tiratore designato era Pulisic e invece sul dischetto si sono presentati prima Hernandez e poi Abraham.

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«Ciò che è accaduto è semplicemente inaccettabile. Quando si prepara una partita, si fanno e comunicano delle scelte ben precise. Vale per i corner, le punizioni e naturalmente i rigori».


Però il fatto che la scena si sia ripetuta con Abraham dopo l’intervallo non è singolare?

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«Ma certo. Non deve esistere mai che i calciatori facciano quello che vogliono. Poi però vedi il capitano della squadra, colui che dovrebbe portare sul campo il dettame dell’allenatore, prendere il pallone e decidere praticamente in autonomia che il primo rigore lo calcia lui. Non va bene…».

Si riferisce a Theo, poi pure espulso al fischio finale.

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«Altro comportamento non da Milan. Chi porta la fascia al braccio deve essere un leader, il simbolo della squadra. Ce li ricordiamo Baresi e Maldini no? Hernandez, invece, ha portato solo negatività al gruppo con i suoi atteggiamenti».

Di recente Fonseca aveva detto che il Milan ha 4-5 capitani a rotazione: la convince come scelta?

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«Mah, non troppo. Possibile che in una classe ci siano 4-5 studenti da 9 in pagella? Ecco, in una rosa funziona un po’ allo stesso modo. Per me il capitano è una cosa seria, infatti lasciai il ruolo di c.t. dell’Inghilterra perché tolsero la fascia a John Terry contro il mio parere».

Il tecnico è finito nel mirino dei tifosi per aver sostituito Leao appena prima del 2-1 della Viola.

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«È innegabile che Leao nella ripresa stesse facendo delle cose interessanti. Era in partita, a differenza di altre volte. Fonseca, però, ha spiegato le ragioni del cambio con Okafor. Voleva più profondità e di sicuro lo svizzero ne garantiva più di Rafa. Io non criticherò mai un allenatore per una scelta tecnica o tattica: si è giocato una carta in più, poi può pure essere andata male, ma è il suo dovere prendere delle decisioni».

Non che i singoli giocatori non abbiano fatto errori. Come Tomori a vuoto sul secondo gol...

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«A questi livelli è la prima volta che vedo un attaccante fare un assist di schiena sul rinvio del portiere (ride ndr ). Anche se certe cose da allenatore le puoi preparare quanto vuoi, l’imprevisto poi capita comunque. Ricordo al Mondiale in Sudafrica che io tenni la difesa dell’Inghilterra per quasi mezzora a fine allenamento per una sessione extra specifica sulle palle lunghe e i duelli aerei. Risultato: contro la Germania, al primo rilancio, lasciamo spizzare di testa il centravanti e poi prendiamo gol».

Ora c’è la sosta: che cosa può fare Fonseca per svoltare di nuovo?

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«Lavorare sull’aspetto psicologico per ritrovare lo spirito giusto. Se Tomori non è più lui, Leao non è più lui, Theo non è più lui e via dicendo, il problema non può essere solamente tecnico. Ma non è mai facile entrare nella testa dei giocatori e poi la maggior parte del gruppo adesso sarà via con le nazionali».

Prima il “cooling break” isolato di Hernandez e Leao all’Olimpico, poi i mugugni dello stesso Rafa quasi a ogni sostituzione e il nervosismo diffuso, infine il caso dei rigori. Ma Fonseca ha in mano la squadra o no?

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«Da fuori il dubbio è legittimo. I giocatori ragionano per conto proprio, per giunta accontentandosi, senza la cattiveria giusta, con atteggiamenti discutibili. Così troppo spesso il Milan pare non avere un’anima».

(Gazzetta dello Sport)