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Christillin: “Tutta un’altra Juve. Ma non c’è l’obbligo di vincere subito, Motta…”

Matteo Pifferi Redattore 
Evelina Christillin ha parlato anche del Mondiale per Club: "Si farà sicuramente, con i giocatori si troverà una soluzione"

Evelina Christillin, componente dell’Esecutivo Uefa e del Consiglio Fifa e tifosa della Juve, ha parlato così dei bianconeri a La Gazzetta dello Sport:

«Sono felice di rivedere la mia Juve al centro dell’attenzione che merita. Gli ultimi anni sono stati davvero difficili. Di nuovo in Champions e spettacolari in campionato. Sembra la sceneggiatura perfetta. Ritorna l’orgoglio juventino? È una rinascita. Thiago Motta. Le partite con Como e Verona: una squadra brillante, divertente. Tanti giovani. Una campagna acquisti costosa ma di cui c’era bisogno. Anche se all’inizio molti si lamentavano: non compriamo niente, dicevano, non arriva nessuno… Visto?».

Non è che la rosa sia larga?

«No. Anche tutti gli esterni saranno necessari: campionato, Champions lunga, Coppa Italia che non sottovalutiamo mai, il Mondiale per Club».

Si farà il Mondiale? I giocatori si sono rivolti alla Corte di Lussemburgo che non fa sconti…

«Si farà. Si troverà un accordo».

E il bilancio del club?

«Ferrero e Scanavino sanno far quadrare i conti, sono qui per questo. La società e Giuntoli hanno ben presente il punto di caduta. La Juve ha venduto molto, ha realizzato ricchissime plusvalenze. Qualche difficoltà in più l’anno prossimo, forse, ma se cominciamo a vincere…».


Riecco l’orgoglio.

«Ma non è orgoglio, è l’entusiasmo che mancava da troppo tempo. Vivo l’ambiente da una vita e c’era tristezza. Dopo Montreux e il resto, è come se un cerchio si sia chiuso. Si ricomincia. Anche per me. Ora calma ragazzi: la Roma avrà tanta voglia di rivincita. Ma vincere non è la prima cosa».

Un tradimento dei sacri principi bonipertiani?

«No, sano realismo. Non pretendiamo di vincere oggi. Ma stiamo vedendo bel gioco e in questo momento ci basta. Divertirsi è il primo successo. Entrare in campo senza più mettere le coronarie a rischio per il “corto muso”, senza la sofferenza per il gol da difendere. Abbiamo ritrovato la capacità di “sentirci felici”».

Grazie anche a Motta?

«Lo conoscevo da giocatore, viene dall’Inter, la prima impressione è straordinaria. Non risponde allo stereotipo del brasiliano espansivo: è serissimo. Si definisce un “privilegiato”, studia tutto il giorno, la sera torna a casa in famiglia “perché sono le cose che contano”. Ma anche vedere la palla che finalmente va avanti conta…».

Dicono che la Juve per Dna sia difensiva. Quella di Lippi, quella di Trap con Platini, no.

«Appunto! Difensivo è il “corto muso” degli ultimi anni. Neanche la prima Juve di Allegri lo era, ma con quella difesa e quella mediana potevi far tutto».

E ora?

«Due nomi: Vlahovic e Locatelli. Il modo in cui giocano fa capire che la situazione è cambiata. Poi Mbangula in campo per Douglas Luiz che è costato 50 milioni. Ho pensato: “Motta provoca?”. No, ha scelto bene. E Savona, giovanissimo, valdostano come me: mi ha emozionato».

Chi la emoziona?

«Yildiz, il 10 gli sta bene addosso».

Altra Juve?

«Viste le facce dei calciatori quando entrano in campo? Rilassati, sicuri. Prima avevano le stesse espressioni degli azzurri prima di Italia-Svizzera. Avevano paura. Se hai paura non vai lontano».

Lontano dove, in Europa?

«Tra le prime otto è difficile. Ai playoff ce la giochiamo, sarebbe un gran risultato. Abbiamo mentalità, giochiamo all’attacco, senza giochi tattici».

Le piace questa nuova Champions?

«Divertentissima, tutti contro tutti, altro che Superlega. Un torneo che stupisce, cominciando dal video di presentazione con Ibra, Buffon, Del Piero, Figo e lo stesso “algido” Ceferin che s’è messo in gioco, prendendosi in giro. Oggi tra lui e la Juve il rapporto è tornato eccellente».