Il patron della Spal, Simone Colombarini, dalle colonne di TuttoSportparla della sfida del Meazzacontro l' Inter e delle prime impressioni sulla Serie A:
le rivali
Colombarini (Spal): “Andiamo al Meazza senza paura. Tifavo Milan ma…”
Il patron dei ferraresi dice la sua sulla delicata sfida con l'Inter
Il primo pensiero dopo la promozione è andato a San Siro? "A San Siro, allo Juventus Stadium, all'Olimpico. A Roma siamo già stati e siamo riusciti a uscire indenni. Dobbiamo pensare di potercela giocare con tutti. Dico sempre che dobbiamo essere umili ma non troppo. E' uno dei nostri slogan".
Arrivate a Milano contro l'Inter da imbattuti."Qualcuno forse pensava che dopo 180 minuti non avremmo avuto un punto e saremmo già stati spacciati con un piede in Serie B. Invece abbiamo rotto il ghiaccio in modo positivo. Abbiamo appena quattro punti, non è ancora niente, ma è sicuramente aumentata la consapevolezza di potercela giocare con chiunque. Solo così possiamo sperare di restare in Serie A".
Che atmosfera si respira a Ferrara alla vigilia di questa sfida storica? "E' da 50 anni che la Spal non gioca a San Siro in campionato. Tanti testimoni di quelle partite non ci sono più. E tanti ragazzi, fino a poche stagioni fa, non avrebbero nemmeno potuto immaginare di vedere la Spal a questi livelli. Siamo riusciti a unire due generazioni. I tifosi più anziani possono raccontare certe emozioni ai più giovani che ora hanno l'opportunità di riviverle".
In certe piazze, abituate al grande calcio come Ferrara, l'entusiasmo evapora in fretta: teme un effetto simile di fronte a un calo nei risultati?"Può succedere ma teniamo presente che noi abbiamo già fatto un'impresa a tornare in Serie B. Era da 23 anni che mancavamo da quella categoria. La Spal ormai era impanata in Serie C. Non sarebbe un dramma tornare tra i cadetti. Ma noi faremo di tutto per restare in A. Sarebbe un bel segnale la salvezza di un club di provincia che programma ogni stagione con attenzione".
Che effetto le hanno fatto queste prime settimane in A?"Sicuramente non è più la A di 50 anni fa. Tanti soldi, tanti diritti tv, tanto business".
Cosa è rimasto in questa Spal dello spirito della Giacomense?"Il modo di vivere la quotidianità di allenamenti e partite è lo stesso. Buona parte del gruppo dirigente è rimasto uguale: il presidente Mattioli, il ds Vagnati e in campo Manuel Lazzari".
Cosa prova, da titolare di un'azienda italiana che vende in tutto il mondo, ad affrontare una big di A con una proprietà straniera? "E' strano, ormai tante grandi sono in mano a imprenditori provenienti dall'estero. Forse dovremo formare un'alleanza di club medio e piccoli con presidenti italiani come Chievo, Udinese e Sassuolo".
Che squadra del cuore aveva in Serie A? "Da bambino ero tifoso del Milan, ma non considero un derby personale la partita di domenica. Da tempo mi interesso solo ai risultati della Spal. Anche quando eravamo in Lega Pro non chiedevo mai come erano finite le partite della massima divisione".
I giocatori di maggiore esperienza, come Borriello, aiuteranno i compagni a capire cosa serve per non avvertire l'emozione di giocare a San Siro?"Ci siamo già passati a Roma ed è andata bene. Stiamo comunque parlando di ragazzi che devono passare bene il pallone e calciare verso la porta. Ma sicuramente non sarà facile giocare davanti a 60.000 persone. Gli elementi più esperti aiuteranno a superare i primi 5-10 minuti che saranno i più difficili. Senza dimenticare il nostro slogan: "Umili ma non troppo". Per unire due generazioni 50 anni dopo".
(Fonte: Stefano Scacchi, TuttoSport 8/9/17)
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