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le rivali

Di Francesco: “Scudetto? Andiamoci piano, vedremo dopo Torino. Con l’Inter…”

Francesco Parrone

Le parole del tecnico giallorosso Di Francesco

Il tecnico della Roma, Eusebio Di Francesco, ai microfoni de La Stampa ha parlato del campionato e della lotta scudetto: "Lo scudetto? Per ora lasciamo stare. Noi vogliamo dare fastidio: se cresceremo ancora e se passeremo esami come quello di Torino, più avanti ne parleremo".

Torino e la Juve: sabato il duello. Proviamo ad entrare in partita… "Loro sono in crescita. La Juve è tornata cattiva e cinica, dà la sensazione di non subire mai l’avversario come nei tempi migliori: avete visto lo 0-0 con l’Inter? Non hanno vinto, ma avrebbero meritato di farlo".

Sindrome da Allianz Stadium alle porte, dunque? "Nessuna sindrome, anche perché io penso in positivo. E, poi, con la Roma è la prima volta che me la gioco là: se c’è una sindrome, per me, può essere quella che mi avvicina all’Inter per i 7 gol presi due volte con il Sassuolo".

Il campionato la diverte? "Lo trovo, per certi versi, inaspettato: la maggiore competitività mi stimola e credo che, per il vertice, la corsa sarà fra le prime cinque. Ci metto anche la Lazio, sebbene si sia un po’ staccata".

Un motivo perché, alla fine, alzi le braccia al cielo il Napoli..."Il Napoli può vincere lo scudetto perché ha messo al centro di tutto il lavoro di squadra: si muovono meglio degli altri e a chi sostiene che la ripetitività ti rende prevedibile dico che la stessa ripetitività ti dà maggiori certezze".

Una ragione perché può trionfare l’Inter. "L’Inter può essere la sorpresa: non gioca le coppe europee ed è un vantaggio non da poco. E, poi, Spalletti ha una buona rosa e idee molto chiare: non si rimane imbattuti per sedici gare per caso".

È il turno della Juve."La Juve è, fra l’altro, abitudine alla vittoria. E i bianconeri sono guidati da un allenatore “europeo”".

Un salto all’indietro: la sconfitta, amara, con l’Inter all’Olimpico di fine agosto aveva generato un po’ di malumore. "In quindici minuti rovinammo il lavoro dell’intera settimana: quella sconfitta fa parte del già citato processo di crescita".

(Fonte: Guglielmo Buccheri, La Stampa 19/12/17)