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Fonseca: “Il derby è passato e non conta più. Lecce pericoloso, per lo scudetto dico…”

Alessandro Cosattini Redattore 
Dopo la vittoria nel derby, il Milan ospita il Lecce a San Siro: ecco le parole sui singoli e non solo di Paulo Fonseca in conferenza stampa

Dopo la vittoria nel derby, il Milan ospita il Lecce a San Siro. Ecco le parole sui singoli e non solo di Paulo Fonseca in conferenza stampa:

"È molto molto importante questa prossima partita. Dobbiamo confermare che siamo in crescita. Penso che la vittoria al derby ha senso se vinciamo col Lecce e confermiamo che siamo migliorati. Dobbiamo recuperare dei punti. Tutto questo è importante per avere motivazione domani. È una partita pericolosa dopo il derby, quando vinci partite importanti dopo è più difficili. Ma non possiamo sbagliare, dobbiamo vincere".

Il blocco era psicologico?

"Non voglio tornare sul derby. La partita è finita quando sono uscito dallo stadio. In questo momento la parte mentale è molto importante, magari più importante di tecnica e tattica. Le partite sono emozionali, stare bene ed equilibrati, energici e motivati è molto importante".

Ora tre partite, di cui una di Champions League. L'idea di Fonseca è di consolidare la formazione?

"Vogliamo avere continuità, e per avere continuità vogliamo far giocare la stessa squadra. Abbiamo il dubbio Morata per domani, una contusione gli ha causato una borsite. Abbiamo questo dubbio, vediamo domani".


La vittoria nel derby un segnale in ottica scudetto?

"Era tanto tempo che il Milan non vinceva un derby, porta fiducia e altra atmosfera nel gruppo di lavoro. Io sono così, cerco di essere sempre equilibrato. Una partita ovviamente può aiutare i giocatori con la fiducia, ma è solo una partita. Se non vinciamo domani allora torniamo indietro. Dobbiamo dimenticare il derby, concentrarci solo sulla prossima partita che è la più importante. L'atmosfera è positiva ed è importante, ma è importante anche capire che il derby è passato e non conta più. È stato importante ma il futuro è più importate. Sullo scudetto continuo a dire quello che ho detto il primo giorno: al Milan dobbiamo pensare allo scudetto, non possiamo pensare ad altro".

L'ha sorpresa che prima del derby fosse considerato sull'orlo dell'esonero e dopo la partita è stato considerato un genio?

"Noi latini siamo così (ride, ndr). Sono stato in una piazza che era così: se vinciamo siamo i migliori, se perdiamo... Non voglio dire questa parola (ride, ndr). Ho fatto lo stesso che ho fatto nelle scorse settimane. Alcune volte quando non si va bene non vogliamo leggere niente, ma quando vinciamo è diverso: ma per me non ho cambiato niente, non ho letto niente. Dobbiamo continuare a lavorare, a imparare, a migliorare: è la cosa più importante per me. Un giorno quando ero in Portogallo sono uscito con mio figlio, aveva 12 anni. Mi diceva che i tifosi erano arrabbiati con me: gli ho detto che quel giorno erano arrabbiati, il giorno dopo avrebbero applaudito. Il calcio è questo, emozione, momenti di tristezza e gioia. Essere tifosi è essere questo. Non è essere equilibrati. Io devo essere l'opposto, sono l'allenatore e devo essere equilibrato. Ma capisco l'irrazionalità dell'amore dei tifosi, non ho dentro di me nessun sentimento negativo per chi prima non era con me e ora è con me. So che è così".