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le rivali
Ivan Gazidis, amministratore delegato del Milan, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de' La Gazzetta dello Sport. Tra i temi trattati non poteva non esserci l'obiettivo scudetto, che al momento vede i rossoneri in lotta con l'Inter con le due squadre divise da un solo punto in classifica: "La stagione è lunga e non voglio imporre limiti ai sogni dei giocatori e dei tifosi. Inseguire i sogni e credere nelle nostre capacità è importante. Ma avere solo sogni senza lavoro, preparazione e gioco di squadra, equivale a non avere opportunità. Con tutti questi ingredienti allora tutto è possibile. Io ho i miei sogni e anche i miei incubi... Ibra sa cosa è necessario per sognare, cosa è necessario fare per raggiungere i sogni, perché lui sa che dietro ogni sogno c’è un lavoro duro. Per me è uguale. Il mio focus è il lavoro. Quando dormo sogno, ma quando sono sveglio lavoro. L’anno in cui iniziai l’avventura negli Stati Uniti la gente diceva che era impossibile creare una lega professionistica di calcio da quelle parti e poi si è visto com’è andata. Vedo delle analogie qui".
Ora che l’asticella si è alzata, da Pioli però si attendono tutti risultati concreti.
"Non vogliamo imporre un obiettivo fisso di classifica, perché non è così semplice. Le cose non sono così nette, sono valutazioni complessive. Per noi è più importante vedere il progresso verso l’obiettivo, che è darci un futuro all’altezza".
Rinforzare ulteriormente la rosa a gennaio potrebbe essere una buona iniziativa.
"Questa squadra è un organismo delicato, con tanti ingredienti, c’è un equilibrio abbastanza magico da preservare. Le scelte devono essere coerenti. Per esempio ci sono personalità che emergono, come Kalulu: si è fatto trovare pronto perché ha lavorato. Quindi occorre pescare le persone giuste e non prendere qualcuno tanto per farlo. Maldini è sensibile e intelligente, quindi sa mantenere gli equilibri".
Voi invece, assieme all’Inter, state per dare un nuovo stadio a Milano.
"Questa città ha bisogno di uno stadio per il futuro. In Mls ho visto come gli stadi hanno dato un impulso molto forte allo sviluppo del calcio. San Siro è un mito, ma non è questo il tema. Il tema è che se diciamo di no ora, sappiamo già cosa succederà. Dobbiamo pensare alle future generazioni di tifosi e ai loro bisogni".
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